Sentenza del giudice del lavoro: torna a casa un'insegnante trasferita in Veneto

Sentenza del giudice del lavoro: torna a casa un'insegnante trasferita in Veneto
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Venerdì 21 Ottobre 2016, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 16:35

Ritorno a casa per un’insegnante trasferita in Veneto. Lo ha deciso Lorenzo Bellanova, giudice del Lavoro del Tribunale di Lecce, con sentenza depositata l’altro ieri. Si tratta della prima pronuncia su Lecce ed è en plein per le tesi sostenute dall’avvocato Simona Manca nel ricorso. «Finalmente anche a Lecce la prima pronuncia dei giudici del Lavoro che annulla i trasferimenti illegittimi dei docenti salentini al Nord». Questa la premessa dell’avvocato Manca che precisa: «Agosto è stato un mese infernale per i docenti salentini che si sono visti notificare i provvedimenti di trasferimento al Nord, nonostante avessero titoli e punteggio tali da poter restare in Puglia. Il giudice del Lavoro di Lecce, però, ha accertato che detti trasferimenti sono illegittimi e che evidentemente qualcosa non ha funzionato nel sistema telematico previsto dal Miur.
Finalmente i docenti cominciano a tornare in Puglia e giustizia è fatta: non dovranno lasciare la loro casa, la famiglia e il loro contesto sociale per un provvedimento illegittimo del Miur. Esprimo soddisfazione e gratitudine verso i giudici leccesi per l'impegno nella risoluzione di una casistica che sta procurando disagi enormi per le famiglie salentine e auspico che non si ripetano più errori così grossolani da parte della pubblica amministrazione».

Il Piano di mobilità straordinaria, che nelle intenzioni del Miur avrebbe dovuto riportare a casa i docenti trasferiti al Nord, alla fine ha scontentato tanti insegnanti che non hanno avuto il trasferimento, ma – in sovrappiù - hanno subito la beffa di vedere colleghi con punteggi inferiori ottenere la cattedra che gli permetteva di non fare le valigie. La naturale conseguenza? Ricorsi a gogo e pian piano sono arrivate le sentenze, ultima in ordine di tempo quella in favore della maestra salentina difesa dall’avvocato Manca. L’imputato? L’algoritmo che il Miur ha utilizzato per la gestione dei trasferimenti. Così si è determinata la circostanza di insegnanti mandati al Nord dal sistema informatico del ministero e riportati a casa dalle pronunce dei tribunali.

Anche nel caso della maestra salentina, il giudice del Lavoro ha rilevato incogruenze nello scorrimento delle graduatorie. «La ricorrente è stata destinataria dell’assegnazione all’ambito 0017 del Veneto, benché risulti assegnato personale su posto comune nell’ambito 0021 del Puglia con punteggio inferiore a quello della parte ricorrente». Ci risiamo, insomma. Dopo mesi e mesi di polemiche di scontri aspri tra precari e docenti trasferiti, i giudici bacchettano il Miur che ha riconosciuto solo pochissimi errori. 
Subito dopo la pubblicazione delle graduatorie relativi ai trasferimenti, rilevati gli errori, i sindacati di categoria hanno chiesto a gran voce l’azzeramento della procedura, ma il Miur non ha voluto accogliere la richiesta e ha fatto solo la concessione di una conciliazione bonaria. Un iter che non ha avuto esiti positivi perché le controproposte fatte ai docenti che lamentavano di aver subito il torto del mancato riconoscimento del giusto punteggio non rimediavano il torto e li lasciavano comunque al Nord. Non azzerando la procedura, infatti, anche chi avrebbe dovuto cedere il passo a chi aveva maggior punteggio è rimasto al suo posto e quindi non c’erano cattedre libere per riparare gli errori commessi dal sistema informatico. 

E per la maestra salentina non ci sono stati dubbi da parte del giudice. «Il Tribunale – si legge nella sentenza - dichiara l’illegittimità dell’assegnazione della ricorrente all’ambito territoriale Veneto in luogo di un ambito territoriale Puglia nel principio di scorrimento della graduatoria e delle preferenze espresse nella domanda di trasferimento e condanna l’amministrazione convenuta all’assegnazione della docente nell’organico di una delle sedi disponibili nell’ambito territoriale Puglia».

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