Due sentenze in due giorni, battaglia vinta per tre prof: si torna a casa

Due sentenze in due giorni, battaglia vinta per tre prof: si torna a casa
di Maria Chiara CRISCUOLO
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Giovedì 13 Ottobre 2016, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 14:04
Per tre insegnanti brindisine, con figli piccoli a carico, è la fine di un incubo. Potranno riporre le valigie nell’armadio e decidere di visitare Milano, Padova o Venezia solo per un viaggio di piacere. Il tribunale di Brindisi ha dato loro ragione contro il trasferimento forzato in una scuola lontana più di mille chilometri da casa. L’ultima sentenza, in ordine di tempo, è di ieri mattina. Una insegnante di scuola primaria, difesa dall’avvocato Angelo Santoro, ha visto tutelati i suoi diritti davanti al Miur. «La docente - afferma il suo legale -ha, inizialmente, confidato nel ravvedimento da parte del Miur in sede di conciliazione e, solo dopo la beffarda proposta conciliativa, ha proposto il ricorso d'urgenza innanzi al Tribunale di Brindisi. Il giudice ha mostrato quella sensibilità che ovviamente è mancata al freddo ed oscuro algoritmo ministeriale, purtroppo in molti casi analoghi, dando rilievo allo stravolgimento di abitudini e di relazioni, personali e familiari, con effetti devastanti anche sui figli». Prime importanti vittorie, dunque, arrivano anche nel Brindisino contro l’algoritmo che ha gestito la mobilità degli insegnanti. Martedì un altro esito positivo è stato raggiunto dall’avvocato Graziangela Berloco, legale di Noi con Salvini Puglia, e del suo collega Giannuzzi Cardone.
 
Un raggio di sole nel cielo grigio dei docenti con la valigia. Uomini e donne che dopo anni di precariato sono costretti ad emigrare pur di lavorare, lasciando a casa bimbi molto piccoli. «Per quanto riguarda il primo caso - afferma l’avvocato Berloco -, quello relativo alla sentenza numero 18973 dell’11 ottobre, la signora, mamma di tre figli, è entrata in ruolo lo scorso anno nella fase C. Ha fatto l’anno di prova a Fasano e ad agosto ha avuto l’assegnazione all’ambito Veneto nonostante avesse indicato come prima preferenza la Puglia». Il 1 settembre l’insegnante, suo malgrado, è stata costretta a prendere servizio nella scuola di Padova che gli era stata assegnata. Nel frattempo, però, ad agosto aveva deciso di fare ricorso mentre la gran parte dei suoi colleghi ha seguito il consiglio dei sindacati di attendere nuovi sviluppi dal Miur. «Abbiamo fatto subito il cautelare - riprende l’avvocato Berloco altrimenti la competenza sarebbe stata del tribunale di assegnazione della sede, in questo caso a Padova. Questo traguardo arriva poco tempo dopo la recente sentenza del Tribunale di Trani, con cui era stato annullato il provvedimento di trasferimento “coatto” di una docente pugliese in Friuli».
Infatti con sentenze depositate in data 11 ottobre 2016, n° 18961/2016 a firma del giudice De Giorgi, e con sentenza n°18973/2016 a firma del giudice Toni, il legale di Noi con Salvini Puglia è riuscita ad annullare il trasferimento rispettivamente nelle province di Padova e di Venezia di due insegnanti brindisine.
Per Rossano Sasso, coordinatore regionale di Noi con Salvini Puglia si tratta «dell'ennesima dimostrazione che le procedure previste dalla buona scuola di Renzi sono un fallimento totale, con i giudici che vanno sempre più uniformandosi a sentenze che condannano il Miur ad annullare i trasferimenti coatti dei docenti, basati su un algoritmo sballato». Questa estate migliaia di famiglie avevano vissuto giornate drammatiche caratterizzate dall'angoscia di vedere i propri cari abbandonare casa e famiglia pur di non perdere il lavoro, e ciò nonostante avessero diritto a lavorare nella propria regione di appartenenza.
«Angoscia che purtroppo - aggiunge Sasso - in alcuni casi ha portato anche al suicidio di insegnanti che erano stati trasferiti. Con queste ennesime sentenze ottenute grazie all'impegno di Noi con Salvini e dei propri legali, si restituisce gradualmente serenità ai lavoratori della scuola ed alle loro famiglie, ingiustamente trasferiti lontano da casa, ma si rispetta soprattutto un concetto tanto semplice quanto per Renzi (ma non per i giudici) oscuro: i professori pugliesi devono insegnare in Puglia, i professori veneti in Veneto».
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