Aggrediscono e minacciano connazionale per fargli chiudere il kebab. Cinque a processo

Aggrediscono e minacciano connazionale per fargli chiudere il kebab. Cinque a processo
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Lunedì 30 Maggio 2022, 17:39 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 20:06

Aggrediti da connazionali. E' guerra a Lecce tra i kebabari per il controllo del mercato in città. I cinque aggressori dei titolari e dei dipendenti del fast food “Red Chili Kebab”sono stati identificati e denunciati per lesioni personali e minacce gravi. Il processo è fissato, per il prossimo anno, davanti al giudice monocratico Edoardo D’Ambrosio.

L'aggressione a dicembre del 2019

Secondo le indagini, la violenza si è consumata nel dicembre del 2019, esattamente il 26. I cinque pakistani hanno fatto irruzione nel "Red Chili Kebab" - di proprietà del cugino di uno degli aggressori - aggredendo il connazionale strattonandolo per il bavero del piumino e tentando di sferrargli un pugno in faccia. Una violenza condita da minacce: "ti uccido...basta che esci fuori che ti ammazziamo". Una volta fuori l'uomo è stato afferrato a dal collo tenendolo fermo anche per il braccio mentre in quattro lo colpivano con bastoni sul corpo e sul volto fino a farlo cadere per terra quindi ferendolo alla mano con un coltello. L'uomo ha riportato trauma cranico e trauma toracico oltre a ferite giudicate guaribili in cinque giorni.

L'obiettivo dietro l'aggressione era quello di far chiudere il locale concorrente. "Adesso ti faccio vedere io cosa devi fare con il tuo negozio... - la minaccia verbale nei confronti dell'uomo - come va bene il tuo negozio...ti brucio il tuo negozio...ti faccio vedere come funziona qui in Italia e se non fai come ti dico io ti ammazzo". 

Nell'escalation di violenza sono finiti anche due dipendenti che hanno cercato di mettersi in mezzo per far cessare l'aggressione: uno colpito con dei bastoni a corpo e spalla, l'altro colpito da uno schiaffo e ferito ad un orecchio. 

Le accuse, come detto, sono di minacce gravi, lesioni personali aggravate (da uso di armi).

Le persone offese sono seguite dagli avvocati Andrea Fusaro e Massimo Pagliaro. Gli imputati dai legali Roberto Rella, Nicola Leo, Michela Caterina Pati e Francesco Calabro. 

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