Favori in tribunale, torna libero anche l'avvocato Russi. Ma non potrà lasciare la Puglia

Favori in tribunale, torna libero anche l'avvocato Russi. Ma non potrà lasciare la Puglia
di Roberta GRASSI
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Martedì 17 Ottobre 2023, 22:49 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 08:05

Dopo il magistrato Pietro Errede, torna in libertà anche il compagno e avvocato Alberto Russi. Anche per lui revoca dei domiciliari firmata dal gip Salvatore Pignata, con l’obbligo di dimora in Puglia, in accoglimento dell’istanza del difensore Roberto Rella. 

 

La ricostruzione

 
Sono quindi ora tutti liberi i 10 indagati nell’inchiesta su giustizia e favori al Tribunale fallimentare di Lecce. Lo erano già da tempo i tre consulenti che pure, nel maggio scorso, finirono ai domiciliari (Massimo Bellantone, Emanuele Liaci e Marcello Paglialunga). Per loro è stata disposta la sospensione dalla professione per un anno. 
L’inchiesta intanto è giunta a chiusura e sono già decorsi i 20 giorni per chiedere interrogatorio o presentare memorie. Lo ha fatto il giudice Alessandro Silvestrini, come per altro annunciato nella lettera indirizzata al Csm con cui ha rinunciato alla corsa per la presidenza del Tribunale. L’istanza di audizione dinanzi ai pm che hanno condotto le indagini, finalizzata a chiarire in ogni dettaglio la sua posizione in merito a quanto contestato, è stata formulata dai legali Luigi Covella e Leonardo Pace. Si attende ora la fissazione. Il magistrato non è mai stato destinatario di alcuna misura cautelare, per le due contestazioni che gli vengono mosse. Il gip ha opposto un rigetto per assenza di gravità indiziaria e l’appello dei pm è stato ritenuto inammissibile dal Riesame. 
 
 
Quanto all’avviso di fine indagini, in esso è sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio iniziale del procuratore della Repubblica Francesco Curcio, e dei pm Maurizio Cardea, Vincenzo Montemurro e Anna Piccininni che hanno coordinato il lavoro del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Lecce. Le accuse contestate a vario titolo sono la tentata concussione, corruzione in atti giudiziari, turbativa d’asta e un tentativo di estorsione in danno dell’ex sindaco di Carmiano, Giancarlo Mazzotta, per un Rolex Daytona di 20mila. Orologio che Errede avrebbe alla fine acquistato personalmente e che avrebbe dovuto essere “rimborsato” da Mazzotta, imprenditore titolare della società Barone di Mare, sottoposta a misura di prevenzione e quindi al controllo giudiziario all’epoca dei fatti, ma all’insaputa del magistrato. Nell’inchiesta si è parlato, in buona sostanza, di incarichi in qualche modo “pilotati” e di una serie di regalie giunte al giudice Errede per il tramite dei consulenti. Un “sistema” fatto di contatti e amicizie e che è stato anche oggetto di intercettazioni telefoniche e ambientali. Il focus investigativo nasce da un esposto presentato in Procura, a Lecce, da Saverio Congedo ed Emanuele Macrì, in qualità di professionisti nominati quali amministratori giudiziari nell’ambito di una procedura. Poi la notizia di reato è stata trasmessa a Potenza. 
Gli indagati oltre a Russi ed Errede sono i commercialisti Massimo Bellantone, Marcello Paglialunga, Emanuele Liaci e Giuseppe Evangelista. L’avvocato Antonio Casili, come si diceva il magistrato Alessandro Silvestrini, l’ex funzionario della Regione Antonio Vincenzo Salvatore Fasiello, l’imprenditore Eusebio Giovanni Mariano. 
Sono assistiti dagli avvocati Michele Laforgia, Donatello Cimadomo, Roberto Rella, Luigi Covella, Francesco Vergine, Fabio Di Ciommo, Luigi Vetere, Alberto Egidio Gatto, Luigi Suez, Enrico Chirivì, Amilcare Tana, Enrico Gargiulo, Leonardo Pace e Giancarlo Raco.
 

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