Confindustria al prefetto: "Imprese sotto il tiro del racket. Serve un tavolo"

Un operaio edile
Un operaio edile
di Paola ANCORA
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Venerdì 17 Giugno 2016, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 15:28
LECCE - «Abbiamo chiesto un incontro al prefetto perché siamo molto preoccupati dai recenti fatti di cronaca, che hanno visto imprenditori, sedi di aziende e di strutture commerciali oggetto di azioni delinquenziali o atti criminali anche a sfondo estorsivo». A parlare è il presidente di Confindustria Lecce, Giancarlo Negro.
Dal crescente numero di furti ai danni di attività commerciali e imprese all’incendio, probabilmente doloso, che ha distrutto i capannoni del calzaturificio Emmegiemme Shoes srl di Rocco Gnoni a Surano, ce n’è abbastanza, per il presidente degli industriali per chiedere «maggiori controlli e mantenere alti i livelli di sicurezza e legalità sul territorio».
Non è soltanto alle associate di Confindustria che Negro guarda oggi: «È il quadro complessivo a preoccupare. In città e nella provincia - dice - c’è una recrudescenza di episodi violenti verso il mondo imprenditoriale, sia nei confronti delle aziende che nei confronti di negozi e attività commerciali. E questo non fa che aggravare un quadro economico già preoccupante. Se tornasse il clima delle tensione e della paura che abbiamo vissuto fino a qualche anno fa, allora anche la voglia di investire e di crescere del territorio verrebbe meno».
Da qui l’appello al prefetto Claudio Palomba, «che ho già sentito informalmente e che ha dimostrato grande disponibilità» dice Negro, annunciando l’intenzione di discutere, al tavolo con Palomba, «anche di sostenibilità e di sviluppo».
 
Temi intrecciati fra loro, la crescita e la sicurezza, e Confindustria lo sa bene. «Non a caso - sottolinea Negro - un punto fondante del mio programma, quando mi sono candidato a guidare l’associazione, era proprio la legalità e la cultura della legalità, che riguarda tanto le imprese che il dialogo che queste ultime devono avere con le istituzioni e con le Procure».
Una puntualizzazione, questa, tesa anche a scardinare un eventuale clima di omertà e di paura che spinge spesso gli imprenditori vittime del racket a tacere e a non chiedere l’intervento delle forze dell’ordine e della magistratura fino a quando, purtroppo, è già troppo tardi.
Lo ha detto più volte, in questi mesi, il procuratore capo Cataldo Motta, sottolineando per esempio quale rete di connivenza, per anni, abbia “coperto” e agevolato, nei fatti, l’operato dei clan criminali lungo il litorale ionico.
«Siamo e saremo sempre al fianco delle imprese - insiste Negro - ma sia chiaro a tutti che prenderemo sempre le distanze da qualsiasi fenomeno di illegalità e da ogni tipo di connivenza o vicinanza all’illegalità. È forti di questa posizione - continua - che chiediamo con fermezza che le imprese vengano tutelate, perché non debbano mai sentirsi sole. Qualora ciò accadesse, agire nel mercato e fare impresa diverrebbe insostenibile. Ricordiamo bene tutti quanto il clima di terrore dei peggiori anni del Salento abbia messo a dura prova il sistema produttivo locale».
«Come imprenditore e come presidente di Confindustria Lecce - conclude Negro – credo fermamente che lo sviluppo della competitività delle imprese e del territorio passi prima di tutto dalla salvaguardia della sicurezza e dalla valorizzazione della legalità. L’obiettivo comune di associazioni, enti, istituzioni, tutori della legge e stakeholder territoriali deve essere quello di creare reti efficienti che allontanino ogni possibilità di infiltrazione della malavita nell’economia sana, oltre ad implementare gli strumenti di prevenzione e di contrasto a qualsiasi forma di contiguità dell’economia con la criminalità organizzata. Siamo assolutamente convinti che l’economia salentina sia sana, ma siamo anche altrettanto consapevoli che bisogna mantenere condizioni di contesto favorevoli per tutelarla e per garantirne la robusta prosperità».
 
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