Processo al camionista che provocò cinque morti. L'accusa: era al telefono

Il tir ribaltato sulla superstrada
Il tir ribaltato sulla superstrada
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Domenica 18 Settembre 2016, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 12:16
Affronterà un processo con rito abbreviato Francesco De Sario, l'autista 57enne del tir che il 12 dicembre del 2015 si ribaltò lungo la Statale 379 Brindisi-Bari, all'altezza di Torre Spaccata, in territorio di Fasano provocando cinque vittime, tra cui la piccola Viola, tre anni e mezzo. Secondo quanto è emerso dalle indagini il camionista stava usando il cellulare quando perse il controllo dell'autoarticolato che oltrepassò il new jersey e finì sulle autovetture in transito.
Il bilancio fu di tre auto coinvolte: persero la vita la piccola Viola, 3 anni; i nonni Vito Muscatello e la moglie Rosetta Minerba, la sorella di quest'ultima Annamaria Minerba, figlia, suoceri e zia del consigliere regionale del M5S, Cristian Casili, residenti a Tuglie. E poi Leo Orlandino, 21 anni, di Fasano, il portiere della squadra di calcio Real Paradiso di Brindisi.
Si costituiranno parte civile il consigliere Casili e la moglie Marta Muscatello, i genitori della piccola Viola, assistiti dagli avvocati Viola Messa e Francesco Muscatello. La donna rimase ferita, ma scampò al peggio.

Il giudizio, che si svolgerà con il rito alternativo che consente all'imputato di poter beneficiare dello sconto di un terzo della pena in caso di condanna, si svolgerà dinanzi al gip Paola Liaci martedì prossimo, 20 settembre. De Sario risponde di omicidio colposo plurimo con l'aggravante delle violazioni del codice della strada.
Secondo quanto fu accertato dai poliziotti del commissariato di Ostuni nel corso delle indagini, il conducente del tir che trasportava olio e trainante un rimorchio e che aveva massa complessiva di 22.380 chilogrammi, superiore a quella massima rimorchiabile, pari a 20mila, percorrendo la statale 379 Brindisi-Bari, una volta all'altezza di Fasano, “per colpa consistita in imprudenza, imperizia e negligenza” e con “guida distratta per l'uso del cellulare e in condizioni di affaticamento, essendosi posto alla guida del mezzo sin dalle ore 5 e avendo già effettuato trasporti analoghi per 380 chilometri circa” si accorse “in ritardo dell'autovettura che lo precedeva nel suo stesso senso di marcia” e non “rispettò l'idonea distanza di sicurezza dal veicolo”. Quindi “effettuò una veloce sterzata a sinistra nel tentativo di sorpassarlo e subito dopo, per evitare di collidere contro il new-jersey, controsterzò a destra, ma a causa dell'elevata velocità, pari a circa 85-90 chilometri orari, superiore al massimo imposto di 70 chilometri orari, e comunque non adeguata al carico del veicolo, perse il controllo del mezzo”.

Il rimorchio, secondo la consulenza tecnica, urtò contro lo spartitraffico, scavalcò la barriera, si ribaltò nella carreggiata opposta e travolse una Opel Zafira, una Peugeot 107 e un'altra autovettura.
Il conducente del tir fu arrestato. Poi ottenne i domiciliari dal gip Maurizio Saso dinanzi al quale si svolse l'interrogatorio di garanzia. Era il 16 dicembre.

Il gravissimo incidente fece scalpore: non era ancora entrata in vigore la nuova legge sull'omicidio stradale, le contestazioni furono mosse sulla base della vecchia normativa. Ma si ritenne comunque di applicare una misura cautelare a carico del guidatore del tir, sulla base delle risultanze delle indagini svolte dalla polizia, coordinata dal pm Luca Buccheri. Il sorriso della piccola Viola, tre anni e mazzo, rimasto lì, su una fotografia che fece il giro del web, lacerò il cuore di migliaia di persone. Così come il dramma del papà, il consigliere regionale Cristian Casili e della moglie, che oltre alla figlioletta avevano perso anche altri affetti profondi.

Le indagini furono condotte a ritmo serrato. Dai tabulati si poté accertare che l'autotrasportatore stava effettuando una telefonata quando perse il controllo. Fu anche ascoltata dagli investigatori la persona che si trovava all'altro capo del cellulare la quale confermò di aver fatto in tempo ad ascoltare solo poche frasi, senza neppure riuscire a rispondere.
De Sario ha sempre sostenuto, attraverso i propri legali, di aver effettuato quella telefonata con gli auricolari. La guida distratta dall'uso del cellulare, tuttavia, gli viene formalmente contestata nel capo di imputazione.
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