Allarme inquinamento al “Pineta”. E i residenti scrivono ai sindaci

Allarme inquinamento al “Pineta”. E i residenti scrivono ai sindaci
di Enzo SCHIAVANO
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Mercoledì 27 Luglio 2016, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 21:15
Nuova ondata di proteste da parte dei residenti del quartiere “Pineta” contro un’attività estrattiva situata nelle vicinanze. Dopo anni di apparente tregua, è infatti ricominciata la battaglia civile dei cittadini contro l’inquinamento da polveri e da fumi di bitume che produrrebbe la cava. Le proteste sono cominciate un mese fa, con una petizione che ha raccolto circa 150 firme, inviate al Comune e ai vigili urbani. L’altro ieri, però, il comitato di quartiere ha precisato meglio i termini della questione con un documento protocollato ai Comuni di Casarano e di Matino, i territori dove è situata l’attività estrattiva, chiedendo ai rispettivi sindaci di coinvolgere gli organi di competenza (Arpa, in primis) per una approfondita verifica.
La situazione, definita critica da sempre, si è aggravata negli ultimi mesi, quando i residenti del quartiere “Pineta” hanno notato che sui davanzali e sui cortili delle proprie case si accumulava, oltre alla solita polvere chiara proveniente dall’estrazione del tufo, anche un’inconsueta polvere nerastra. Le polveri e i fumi, trasportati dal vento, nei giorni in cui soffia la tramontana in modo consistente, com’è avvenuto la scorsa settimana, riescono a coprire un’area molto più vasta, coinvolgendo sia il vicino quartiere di “Pietra Bianca” che la zona intorno all’ospedale, distante circa un chilometro e mezzo.
 
La petizione, su iniziativa di alcuni residenti, pur firmata da quasi tutte le famiglie, non ha sortito alcun risultato. Così, esasperati, alcuni firmatari hanno preferito presentare denuncia ai carabinieri, mentre il comitato di quartiere (costituito un paio di mesi fa per la questione tangenziale) ha scelto di coinvolgere ufficialmente le Amministrazioni comunali di Casarano e Matino. Il comitato ha prodotto un documento con il quale, oltre a chiedere ai sindaci di «far verificare agli organi di competenza (Arpa) se sussistono fattori di rischio per la salute pubblica e l’impatto acustico nella zona», ha individuato le sorgenti di inquinamento.
Secondo il documento, sarebbero cinque i fattori di rischio che produrrebbe l’attività estrattiva di contrada “Pineta”. Il primo è l’inquinamento da polveri di silice cristallina liberate dalle attività di estrazione e lavorazione degli inerti (frantumazione, betonaggio, conglomerati), «facilmente disperse nel territorio per via aerea e, date le sue piccole dimensioni, risulteranno inalabili nelle vie respiratorie». Il secondo fattore di rischio potrebbero essere «le emissioni in atmosfera associate all'ingente traffico di camion che producono un aumento cospicuo di inquinamento, sia in termini di particolato totale, sia di polveri "fini e ultrafini" che si diffondono velocemente per diversi chilometri di distanza».
Poi c'è, sempre secondo il documento, l'inquinamento da fumi di bitume «emessi nella produzione di conglomerati bituminosi considerati potenziali cancerogeni». Infine, per i residenti sarebbero rischiosi l'inquinamento delle risorse idriche («l'attività estrattiva rappresenta un rischio per la qualità e la quantità delle risorse idriche») e l'inquinamento della catena alimentare perché «la diffusione dell'inquinamento nell'area si accumula progressivamente sui terreni, danneggiando la fertilità e la rigenerazione naturale, contaminando anche gli strati più profondi sino alle acque acquifere, trasferendosi sulle piante». Il quadro descritto dal documento è allarmante. I cittadini chiedono un aiuto concreto alle amministrazioni di Casarano e Matino (la maggior parte dei firmatari sono residenti in quest'ultimo paese) e sperano che questa volta la vicenda non finisca con un nulla di fatto come è successo in passato.
 
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