Cavalli di ritorno, arrestati in sei. Tra loro lo storico boss Nisi

Un momento della conferenza stampa
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Lunedì 22 Febbraio 2016, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 10:31

Sei arresti sono stati eseguiti questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Lecce. Nel blitz manette ai polsi anche per lo storico boss della Sacra corona unita salentina, Roberto Nisi.
Il gruppo criminale era attivo nell'area tra Lecce, Copertino, Monteroni, Lequile, San Pietro in Lama e Squinzano, che aveva incentrato il suo core business attorno al cosiddetto “cavallo di ritorno”, ovvero il furto di automomobili ma anche di automezzi agricoli, con la richiesta di un ingente riscatto per la restituzione.

Attorno al leccese Roberto Nisi, un tempo figura di spicco della criminalità locale per la cui “eredità”  si sono consumate negli ultimi anni alcune delle più sanguinose guerre tra gruppi rivali del Salento, si era raggruppato un sodalizio formato da una serie di luogo tenenti stanziati nella rosa di comuni sotto tiro. Le ordinanze di custodia cautelare riguardano Roberto Nisi, 63 anni, di Lecce; Antonio Vadacca, detto "Ca Ca", 43 anni, di Monteroni (finito ai domiciliari); Marco Caramuscio, 33 anni, di Monteroni; Andrea Mancarella, 33enne di Lequile; Biagio Pagano, 33enne di Copertino; Luigi Tarantino, 66 anni, di San Pietro in Lama. Tutti sono stati arrestati con l'accusa di furto, ricettazione, ma anche di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, porto d'armi.

I furti dei mezzi e di altri oggetti (anche "pile" in pietra leccese e giare antiche) venivano pianificati nella masseria di Tarantini, in contrada Pozzino, a San Pietro in Lama. Parte della refurtiva veniva rivenduta, con notevole guadagno, parte invece era oggetto di estorsione nei confronti dei legittimi proprietari. L'indagine vede complessivamente 43 indagati, quasi tutti per reati connessi allo spaccio di stupefacenti, in particolare hashish, marijuana e cocaina. Trentacinque i furti ricostruiti dai carabinieri della tenenza di Copertino. A portare gli inquirenti sulle tracce del sodalizio criminale fu il furto di una Fiat Doblô avvenuto il 27 aprile del 2011, per il quale venne riconosciuto Marco Caramuscio.

L'inquietante rivelazione sulla strage della Grottella. Nel corso dell'indagine, in una intercettazione, gli investigatori hanno ascoltato Tarantini che rivela un retroscena della cosiddetta strage della Grottella, l'assalto al portavalori della Sveviapol che nel 1999 costò la vita a tre vigilanti. Tarantini racconta che prima e dopo la rapina ospitò la banda di Vito Di Emidio, detto "Bullone", e che accompagnò il commando sul posto per un sopralluogo.
Nelle intercettazioni si legge anche che al commando venne fornito supporto logistico prima e dopo l'assalto.

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