La prima vera manovra del governo Meloni prende sempre più forma. Le linee guida del provvedimento saranno illustrate venerdì ai sindacati e Confindustria, convocati a Palazzo Chigi. È toccato ieri al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, delineare i quattro pilastri che comporranno la legge di Bilancio. Il primo, il più importante, sarà il taglio del cuneo contributivo per i redditi bassi. Sarà finanziato con i 15,7 miliardi di deficit decisi con la Nadef approvata lo scorso 27 settembre. Il taglio sarà di 7 punti percentuali per i redditi fino a 25 mila euro, e di 6 punti per quelli tra 25 e 35 mila. Garantirà che da gennaio le buste paga non perdano i soldi (fino a 100 euro) dovuti alla decontribuzione. Il cuneo, ha confermato Giorgetti, sarà finanziato solo per un anno. Ma costituisce, ha detto, «un’ipoteca» Chiunque verrà dopo di me, ha chiosato il ministro, sono sicuro che confermerà sempre il taglio.
La seconda conferma riguarda la riduzione delle tasse.
IL SOSTEGNO
La quarta “gamba” della prossima manovra riguarderà il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione. A partire da quelli della Sanità. Giorgetti ha spiegato che le risorse che saranno messe a disposizione saranno «congrue». Il rinnovo, ha detto Giorgetti, «contribuirà a dare fiducia a molte famiglie consentendo loro di recuperare parte del potere di acquisto perso nel corso degli ultimi due anni». Di quante risorse si tratta? Coprire interamente la perdita del potere di acquisto costerebbe 30 miliardi. Probabile che, alla fine, Giorgetti assegni agli statali i 6 miliardi chiesti dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. In fondo sanitario nazionale potrebbe salire di 4 miliardi, due dei quali sarebbero destinati ai rinnovi per medici e infermieri. Agli altri dipendenti pubblici andrebbero altri 4 miliardi, di cui un miliardo anticipato già quest’anno con un “acconto” nelle buste paga di dicembre.
IL PASSAGGIO
A sorpresa invece, tra i capitoli della prossima manovra Giorgetti non ha fatto cenno alle pensioni. O meglio, lo ha fatto per dire che la spesa è al «16 per cento del Pil». È il principale capitolo di uscita del Bilancio pubblico. Non solo. Giorgetti ha anche spiegato che nell’attuale contesto i «tagli di spesa non più derogabili». E nel Documento programmatico di Bilancio che sarà approvato lunedì prossimo ci saranno tagli «che non sarà facile digerire per tanti miei colleghi». Il principale potrebbe essere una nuova riduzione della rivalutazione degli assegni pensionistici medio-alti. E qualche brutta sorpresa potrebbe arrivare anche sugli anticipi del pensionamento per le donne ma anche per la generalità dei lavoratori che attende quantomeno una conferma di Quota 103 anche per il 2024. La linea dettata da Giorgetti è quella di una politica «prudente e realistica». Intanto ieri l’Upb ha validato il quadro programmatico, esprimendo perplessità sulle privatizzazioni. Ma Giorgetti ha confermato: «Le faremo».