Correggere il reddito di cittadinanza allargando la platea (eventualmente con importi base più bassi) e studiare per il dopo Quota 100 regole previdenziali che favoriscano i lavoratori impegnati in mansioni usuranti e i giovani. Mentre per le donne viene evidenziato un costo di 5.700 euro in termini di retribuzione a causa della scelta di avere figli. Nello scorcio di un anno che ha visto l'Inps impegnato in uno sforzo straordinario per l'implementazione delle misure anti-Covid (oltre 14 milioni di beneficiari per una spesa di 26,2 miliardi), anche con notevoli strascichi polemici, il presidente Tridico ha presentato il rapporto sull'attività dell'istituto nel 2019.
Pensioni, INPS: pagamento anticipato anche a novembre
Gli ultimi mesi
Nonostante lo sfasamento temporale, le analisi e le indicazioni tengono conto naturalmente di quanto successo negli ultimi drammatici mesi.
Reddito di cittadinanza
Il terzo capitolo del rapporto è dedicato al reddito di cittadinanza, alla cui ideazione Tridico ha dato un contributo fondamentale prima di diventare numero uno dell'Inps. Lo strumento viene quindi difeso nella sua funzione di contrastare la povertà: obiettivo che sarebbe stato raggiunto, in particolare con la maggior riduzione negli ultimi dieci anni dell'indice Gini che misura le disuguaglianze. Il ricorso al Rdc è cresciuto nei mesi della pandemia e il flusso di spesa – anche se questo non viene detto esplicitamente nel rapporto – sta per raggiungere i tetti previsti dalla legge: il che richiederebbe un ulteriore finanziamento da parte dello Stato. L'Inps suggerisce comunque alcune linee di miglioramento, che passano essenzialmente per la semplificazione dei requisiti (potrebbe essere allentato in particolare quello patrimoniale) e il conseguente allargamento della platea, che potrebbe comportare anche una riduzione dell'importo base, ma anche per la modifica dell'attuale “scala di equivalenza” che penalizza le famiglie numerose. Quanto al limitato inserimento lavorativo dei beneficiari, secondo Tridico dipende dall'azione ancora insufficiente dei centri per l'impiego e dal fatto che molte imprese non conoscono gli incentivi disponibili.
Le pensioni
In tema di pensioni, il ricorso a Quota 100 ha portato al 31 dicembre 2019 all'accoglimento di 150 mila domande di uscita anticipata, ma l'utilizzo di questo canale è comunque meno forte del previsto, in particolare negli ultimi mesi (non coperti dal rapporto). Per la fase successiva, che inizierà nel 2022, il presidente dell'Inps suggerisce come linee guida la tutela dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti e gravose, dei lavoratori anziani disoccupati e dei giovani attraverso la pensione di garanzia. Tra le proposte specifiche la copertura dei “buchi contributivi” anche attraverso la valorizzazione gratuita dei periodi formativi, sconti contributivi per le lavoratrici madri e la revisione dell'attuale ancoraggio dei requisiti alla speranza di vita. Viene anche stimato che un ipotetico passaggio generalizzato al sistema contributivo dal 2021 porterebbe nel tempo a risparmi per 20 miliardi l'anno.
Salario minimo
Al centro dell'analisi anche il progetto di salario minimo, studiato in varie possibili modalità applicative, Considerando una soglia di 9 euro l'ora comprensivi della tredicesima mensilità, si avrebbe (a fronte dei costi per le aziende) un aumento del reddito disponibile dei lavoratori e anche del gettito fiscale e contributivo per lo Stato.
Lavoro femminile
Un approfondimento molto interessante è dedicato al tema del lavoro femminile. In particolare, grazie allo studio delle carriere di oltre 150 mila donne negli archivi dell'istituto, viene stimato il costo della decisione di avere un figlio: dopo 15 anni dalla maternità chi ha fatto questa scelta ha un salario lordo inferiore di 5.700 euro l'anno rispetto alle colleghe che non hanno avuto figli. Si tratta dell'effetto del ricorso al part time e in generale di un percorso di carriera meno favorevole. Invece la modifica legislativa del Jobs Act, che dal 2015 ha limitato le tutele in caso di licenziamento, sembra aver avuto un impatto negativo sulla probabilità delle lavoratrici di avere figli (riducendola di 1 punto) verosimilmente a causa delle maggiore sensazione di precarietà.