Grecia, intesa tra i creditori sulle riforme: «Così aiuti già dal 20 agosto»

Grecia, intesa tra i creditori sulle riforme: «Così aiuti già dal 20 agosto»
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Domenica 9 Agosto 2015, 16:21 - Ultimo aggiornamento: 16:22
I creditori della Grecia hanno trovato un accordo sul pacchetto di riforme che Atene dovrà attuare nell'arco dei prossimi tre anni, per sbloccare così il prossimo pacchetto di aiuti. L'anticipazione arriva dalla tedesca Faz, che comunque sottolinea come, ancora una volta, lo scoglio più difficile da superare sia costituito da Berlino, mentre la Finlandia già minaccia l'intenzione di non partecipare comunque al terzo piano di salvataggio.



Il memorandum di intesa adesso verrà discusso con il governo greco nel corso del weekend e già nel tardo pomeriggio il ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos, e quello dell'Economia, George Stathakis, hanno incontrato nella capitale ellenica i funzionari della Commissione Ue, del Fondo Monetario, della Bce e del fondo Efsm.



Il governo greco, ricorda il quotidiano tedesco, ha già messo in agenda la discussione di un nuovo round di riforme, da votare entro il 14 agosto: si tratta del taglio delle spese per la difesa e dei sussidi per il comparto agricolo, ma è possibile che anche le nuove misure, contenute nella bozza di 27 pagine su cui i creditori avrebbero trovato l'intesa, possano passare al vaglio di Governo e Parlamento di Atene. Secondo Faz, se i ministri economici greci e i creditori dovessero trovare un'intesa, infatti, il memorandum potrebbe essere sottoscritto martedì per consentire al Parlamento greco di votare entro giovedì.



Il dossier arriverebbe poi sul tavolo dell'Eurogruppo, presumibilmente, venerdì 14 agosto, mentre il Bundestag si riunirebbe in seduta straordinaria il 17 e il 18 agosto per decidere se accettare il piano o porre ulteriori paletti. È proprio questo il punto da risolvere, perchè secondo Faz, Berlino starebbe ancora alla finestra, preferendo un atteggiamento più prudente, un negoziato più lungo e, nell'attesa dello sblocco del terzo pacchetto di aiuti, un prestito ponte.



«Abbiamo perso la pazienza» fa sapere intanto il ministro degli esteri finlandese Timo Soini, spiegando che Helsinki potrebbe rimanere fuori. «Se votiamo contro l'intesa scatterà la procedura d'emergenza, ed il pacchetto sarà attuato nonostante noi», ha ricordato, riferendosi ad una clausola che permette accordi senza che vi sia la piena unanimità.



Secondo i trattati Ue che regolano il funzionamento del fondo Esm, infatti, l'eventuale voto negativo di un Paese potrebbe essere aggirato con l'avvio appunto di una procedura di emergenza, che prevede per il via libera una maggioranza qualificata dell'85% dei partecipanti al fondo. La Grecia però sembra avere ora in ogni caso maggiori chance di raggiungere un'intesa entro la prossima settimana, in tempo per ricevere una prima tranche con cui rimborsare 3,2 miliardi alla Bce il 20 agosto.



«Il negoziato procede bene» e «c'è motivo per essere ottimisti», riferisce una fonte vicina al dossier dopo la conference call di venerdì sera del Comitato economico e finanziario, l'organismo che riunisce gli sherpa dei governi dell'Ue, della Bce e della Commissione europea e che in versione a 19 prepara i lavori dell'Eurogruppo. Ma è la stessa fonte, dopo le indiscrezioni fatte trapelare da Berlino, frenare gli entusiasmi: «l'opzione di un prestito ponte che permetta qualche giorno di negoziato in più è ancora sul tavolo».



Il premier Alexis Tsipras vorrebbe accelerare di fronte a un'economia in caduta libera: i controlli sui movimenti di capitale, che restano in piedi nonostante la riapertura delle banche, di fatto stanno strangolando le imprese greche. Dal ministero delle Finanze tedesco, guidato da Wolfgang Schaeuble, che ha evocato a più riprese la soluzione del 'Grexit', arrivano inviti a non avere troppa fretta.



Berlino vuole alcuni paletti: gli obiettivi di bilancio, al centro dei colloqui di oggi fra Tsakalotos e i team tecnici della 'troikà ad Atene.
Le privatizzazioni, su cui Berlino vuole maggiore chiarezza: l'obiettivo di 50 miliardi di vendite di asset pubblici è giudicato irraggiungibile da molti economisti di spicco. Atene vorrebbe la leva di quel fondo per ricapitalizzare le proprie banche, ma dalla Bce arriva il chiaro segnale che la strada maestra è invece ricapitalizzare attraverso il fondo di salvataggio europeo. E poi rimangono contrasti su liberalizzazioni e tasse al settore agricolo.