Polignano, immersioni nell'arte per parlare di acqua

Polignano, immersioni nell'arte per parlare di acqua
di Isabella BATTISTA
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Lunedì 11 Settembre 2023, 05:50
Un corridoio buio illuminato da una leggera luce azzurrina delinea il percorso di un immaginario acquario ricostruito nel piano interrato della Fondazione Pascali di Polignano a Mare. Un percorso sensoriale in cui il visitatore si addentra in un labirintico contenitore attratto dai suoni ovattati e dalle luci che segnano la strada da percorrere. 
È la mostra “Immersioni” a cura di Anna D’Elia inaugurata lo scorso 4 agosto e allestita fino al 24 settembre che mette in relazione la ricerca di quattro artisti visivi: Agnese Purgatorio, Alessia Rollo, Carlo Michele Schirinzi e Cosimo Terlizzi.
Nel concept della mostra si evidenzia un immaginario legame tra Pascali e gli artisti in mostra, il cui fil rouge è l’elemento acqua, carattere distintivo dell’artista barese. Le profondità degli abissi diventano così lo scenario in cui si snoda la ricerca di Agnese Purgatorio in “SeTaccio il mare”. L’artista ribalta la fruizione dell’opera offrendo una proiezione sul soffitto e un pouf su cui distendersi per immergersi completamente nelle profondità del mare, in un ambiente acquatico accentuato anche dalla luce del neon blu dal titolo dell’omonimo video. L’opera, site specific, parte da un relitto in acqua da cui emergono delle parole a neon a cui si alternano frames di una danza tra madre e figlia che lottano tra loro: una personale battaglia di cui il mare è metafora di altri conflitti legati ai transiti del Mediterraneo. L’artista ha voluto omaggiare Pascali già nel gioco di parole del titolo e nei frames (come l’azione performativa che Pascali compie nel gioco delle armi) mantenendo comunque il focus sulla sua ricerca legata alla parola e al concetto di migrazione.
Nell’opera “Rituali per l’assenza e la presenza” di Alessia Rollo il Sud viene raccontato attraverso immagini sacre dotate di accenti folkloristici. Il lavoro riprende un frame di un documentario di Cecilia Mangini su Martano, perforato dall’artista e riportato su lightbox. Le immagini, provenienti da ricerche di archivio, sono state nel Sud Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Riconducibile alla tradizione della manualità, esse evocano una spiritualità che va aldilà della semplice credenza religiosa, testimoniando un modo di vivere sospeso nel tempo e nello spazio già indagato dalla Mangini e oggi rifiorito nella citazione. In “L’acqua che cura” Rollo rappresenta un corpo che tornerà ad essere mare in una sorta di metamorfosi: una donna si muove sinuosamente sulla superficie lasciando una traccia indefinita luce che si trasforma nuovamente nell’immagine di un nuovo Mediterraneo.
Ci sono posti in cui meglio di altri si consolidano memoria, tradizione e libertà. Il Mediterraneo è tra questi. Da sempre luogo di transito, esso è immaginificamente concepito dal viaggiatore come il posto da cui ripartire, il luogo da attraversare per iniziare una nuova vita. Pieno di suggestioni, caratterizzato dalla mescolanza di etnie, religioni, costumi e iconografie, il Mare Nostrum è protagonista di “Wundermediterraneankammer”, opera video di Carlo Michele Schirinzi. La riflessione dell’artista salentino pone l’accento sul contesto culturale che circonda il nostro presente, fatto di incontri con chi vive il territorio, lo anima e lo rende caratterizzante. Tre video assemblati tra loro, proiettati in loop: il lavoro che dà il titolo all’opera, “Requiem per profondità” e “Lucifer’s pissing (over Jonio)”. Tre lavori che rappresentano le tappe di un itinerario nei luoghi e nelle culture del Mediterraneo, fatti di visioni oniriche e immagini liquide che consentono allo spettatore di entrare in empatia con gli stimoli visivi e impattanti immaginati e predisposti da Schirinzi.
Nel suo lavoro,“Stagioni”, Cosimo Terlizzi racconta l’armonia universale – animali, erbe, fiori e alberi – in un momento in cui la brezza fa brillare di felicità le sue stagioni in sussulto di luci. Il lavoro è dedicato al giardino botanico da lui stesso realizzato dopo otto anni di ricerca e lavoro, in Lamia Santolina, nell’agro di Carovigno. La ricchezza di piante mediterranee endemiche ha portato ad una straordinaria varietà di fiori e attirato una fauna quanto mai eterogenea, inducendo così l’artista a dedicare un’opera per ogni stagione. Terlizzi ha cercato nel suo giardino quegli elementi chiave e simbolici che potessero concedere nuove idee del tempo e della natura, denominate con altri appellativi (Albedo - Sexta - Uguale alla notte - Bruma). E tutto si lega con tutto. Egli coglie il miracolo di un declivio erboso, di una lucertola su un ramo, di un fiore appena sbocciato. Non è la foto di un’ora del giorno, nemmeno di una atmosfera. L’artista penetra la rinascita di una intera stagione della vita. Con le sue inquadrature in macro, ci fa sentire l’incanto della natura: sembra che essa ci venga incontro, invitandoci a contemplarne la raggiante bellezza.
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