Il racconto: la Fiera del Levante negli anni '70 e il film in tv al mattino

Il racconto: la Fiera del Levante negli anni '70 e il film in tv al mattino
di Mimmo TARDIO
8 Minuti di Lettura
Domenica 16 Ottobre 2022, 05:00

Ci sono racconti, anche nella nostra terra, che persistono e si insinuano con forza nella memoria collettiva più di tanti altri. Son quelli che solo a rammentarne fuggevolmente il titolo o alludervi per caso sollecitano una gran cateratta di ricordi, come se fossero cunti orali lontanissimi, di quelli belli e straordinari legati a nonni e genitori che ci crebbero a favole e storie nell’infanzia. E invece questo racconto, quello odierno, nasce più o meno solo sessanta anni fa. E riguarda, e questo è il bello e l’intrigante, solo noi pugliesi. È come se una sapiente e benigna (per noi) regia avesse voluto riconoscerci un grande privilegio da dispensare solo a noi della Terra di Capitanata, della Terra di Bari e della Terra d’Otranto, come un tempo, si chiamava, quella che non a caso ancora in quegli anni era denominata, sulle grandi carte geografiche della “De Agostini” di Novara affisse sui muri delle scuole elementari, come “Le Puglie”, col plurale giustificato dalla sua lunghezza e per le rimarchevoli differenze linguistiche e storiche tra le parti che la componevano.

A dirla tutta, quella storia, cominciava alle dieci del mattino, più o meno a metà settembre, tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, quando Aba Cercato, Nicoletta Orsomando o le altre annunciatrici della Rai, annunciavano al popolo pugliese di già attaccato con gli occhi ai primi apparecchio televisivi, che “in occasione della Fiera del Levante di Bari e solo per la Puglia sarà ora trasmesso un film”. Partiva allora il gran traliccio, con musica ascendente di Gioacchino Rossini, il segnale che annunciava gli inizi come la fine delle trasmissioni della tv. Era la proiezione in tv per noi pugliesi più agognata, quella aspettata da tutti, piccoli e grandi; anche se poi i saccenti o i grandi, prima della visione del gran lungometraggio cinematografico che si prevedeva, snocciolavano pure che “la trasmissione arrivava in ogni casa della nostra terra grazie al ripetitore delle onde Rai posto a Martina Franca”; per cui, al di là di quale plaga si occupasse nella fortunata Puglia ognuno dei bambini e dei ragazzi di allora girava il suo sguardo pieno di gratitudine verso la direzione in cui immaginavano fosse quella per loro bellissima città. Anzi, per tanti di loro, che assistevano a quei film, era ed è rimasta l’associazione fortunata tra Martina Franca ed “il cinema della Fiera del Levante”.
Questa è una storia da raccontare soprattutto a quelli che nel leggere questo iniziale racconto avranno pensato: “Embè, tutto ‘sto ricordo per un film, di mattina poi! E che sarà mai!”.

Insomma una storia forse per i più giovani, oltre che per i nostalgici di quel tempo; una storia per quelli cresciuti in overdose di film e tv in genere in tutte le ore, attraverso ogni media. Si sa oramai: quando lo desiderano e ovunque trovano quel che desiderano, sul pc, tablet o smartphone, come sullo stesso mega schermo tv, magari con collegamento a Internet e gratuitamente anche. Per cui chiunque lo desideri può vedersi ogni tipo di trasmissione e qualsiasi film.

La storia

Allora non era affatto così, anzi. Per più anni vi era stato un solo canale della Rai, nata appena nel 1954 e nel palinsesto, abbastanza rigido, della Tv di Stato, modello Bbc, ai film in linea di massima era riservata la serata del lunedì. Quindi, al netto di eventi speciali e festività varie, di film se ne vedevano in un anno 45/48. Mentre nella per noi famosa rassegna di film “della Fiera”, che durava circa due settimane, questi erano 12/14; alternandosi ogni giorni filmoni strappalacrime italiani, come “Catene” con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, storici come “Tutti a casa” con Albero Sordi o chicche americane tipo “Ombre rosse con John Wayne o “ I 4 cavalieri dell’Apocalisse” di Vincente Minnelli. Era un settembre incredibile, che si aspettava con trepidazione; allora i film o li vedevi a cinema, pagando oppure dovevi aspettare appunto il famoso “lunedì sera” della Rai. Oppure aspettavi la magia dei film di settembre. Le famiglie sovente anticipavano la fine delle vacanze, si organizzavano come potevano per sistemare uno spazio adeguato in casa e se l’antenna lo consentiva ci si aggiustava in garage o spazi più grandi; giravano sedie e sdraio, come pure frise e pomodori, panini con la mortadella e “fichi ‘ccucchiati”, quando erano ancora cibo povero; ma quando la Metro Goldwin Mayer faceva partire il gran ruggito d’un possente leone non vi erano santi: bisognava tacere!

Il cinema in casa

Era la piccola/grande magia del cinema in casa, dei sogni presi in prestito dal piccolo schermo, quello con gli ancora fasci azzurrognoli dal monitor tv, che aveva ai suoi piedi un pesantissimo stabilizzatore della corrente elettrica. Erano Tv con le valvole e senza telecomando, per inciso. Erano, quel che si vedevano, storie di guerra, amori, tradimenti, indiani, chissà perché, sempre torvi e cattivi; erano narrazioni che pescavano soprattutto dall’immaginario italiano, magari con un ferroviere come Pietro Germi, alle prese coi suoi tradimenti e rimorsi di coscienza o un Alberto Sordi/tenente Innocenzi che, dopo l’otto settembre 1943, riscatta il suo qualunquismo buttandosi nella mischia delle gloriose 4 giornate di Napoli, per cacciare via i nazisti e i sopravvissuti fascisti. E pure dall’immaginario Yankie, per lo più legate a guerre ed eroismi vari del popolo americano o alle commedie musicali brillanti. Era il cinema a buon mercato, consumato in famiglia e con visione incerta, dell’Italietta che dopo il boom economico stava cercando la sua via per uscire definitivamente dalle tragedie della guerra. In quelle mattinate di settembre e in attesa che la scuola iniziasse per tutti il primo ottobre, fossero esistiti gli attuali droni a volare sui cieli pugliesi questi avrebbero consegnato dal Cielo la visione d’una Puglia incredibile, lande desolate e strade percorse da sparuti drappelli umani, magari frettolosi e che si stavano avvicinando, anche loro, a case e luoghi ove, pure loro assistere a quella insperata festa del cinema casalingo. E magari maledicevano impegni e incombenze varie che li avevano trattenuti sin troppo.
Era un lockdown senza covid, si potrebbe dire e l’unico morbo cui tutti nelle case volevano sfuggire era quello della noia; era una sorta di controra assoluta, ante litteram, pur non essendoci più le calure agostane; era il tempo di covare desideri e conoscenze da quei film sceltissimi, tutti con forte impatto emotivo, con registi ed attori/attrici molto conosciuti, tarati perché piacessero urbi et orbi. In tempi di ancora grande autarchia culturale e sociale non era poco, a ben vedere. Ed il fatto che ancora chi vide quei film e respirò quell’aura magica di quelle settimane prova ancora oggi un sentimento nostalgico così profondo a rammentarli è il segno che quel benefico settembre, pieno di grandi film, magari per chi poco andava a cinema o aveva i mezzi per farlo, è stato un lascito di emozioni profonde. Soprattutto per chi abitava nel Salento. Chi era vicino a Bari, come hanno narrato la scrittrice Chiara Balestrazzi e il divulgatore televisivo Michele Mirabella, “l’entità” della Fiera del Levante era più tangibile, a portata di mano; magari si andava “gratis”, ma per noi salentini, allora abbastanza lontani per precarietà di mezzi pubblici e costi per le auto, anche la gran benefattrice a nome “Fiera del Levante” era per tanti di noi “roba del nord”; insomma entità comunque lontana dalle nostre vite. Ed in fondo era ancora una volta il trionfo delle Storie e del Cinema; di un tempo nel quale di già una maggiore ricchezza riempiva cinema ed arene ed anche quel surrogato cinematografico, a ben vedere, svolse un ruolo determinante; magari nell’avvicinare platee sempre più diffuse a films famosi, ma soprattutto nel far constatare che la Tv era un mezzo straordinario, unico e che stava entrando nella vita degli italiani in modo davvero rivoluzionario. Era il segnale, quelle settimane di film in Puglia, che la cosiddetta “Tv pedagogica” stava vincendo la sua battaglia: stava educando, intrattenendo, formando e fornendo informazioni che entravano via via in tutte le case.

Secondo qualcuno tutto ciò sarebbe finito nel 1977, con la soppressione colpevole di “Carosello” e della Tv legata alle storie. Dopo sarebbe arrivato il diluvio di una Tv sovente anche più sbracata, più legata alla gratuita spettacolarizzazione ed alla morbosità di intere mattinate e pomeriggi dedicati a far crescere un aberrante voyeurismo di massa: quello legato ad argomenti e personaggi dei quali un tempo, anche vergognandosi, ci si sarebbe informati a malapena sui giornali come Cronaca nera, dai barbieri o dai coiffeur. Anche per questo allora si ha gran nostalgia di quelle due settimane di mattinate, dalle 10 alle 12, passate in casa a vedere grandi film. C’era più autarchia forse ma anche più voglia e piacere di vedersi allora rare e bellissime storie, senza pubblicità, tutti insieme in casa. A inseguire e sognare il futuro. Non era così poco, a ben vedere, “questa storia dei film della Fiera del Levante”.
 

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