"Cristo si è fermato a Eboli": settant'anni dopo Carlo Levi e la scoperta emotiva del Sud

"Cristo si è fermato a Eboli": settant'anni dopo Carlo Levi e la scoperta emotiva del Sud
di Claudia PRESICCE
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Sabato 21 Novembre 2015, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 20:36
Lontano dalla prosastica urgenza del documento, come spiega lo stesso Carlo Levi, “Cristo si è fermato ad Eboli” venne scritto quasi dieci anni dopo il confino in Basilicata dell’artista scrittore, mandato ad Aliano per sospetta attività antifascista nella seconda metà degli anni Trenta. Oggi a 70 anni dalla prima pubblicazione, tra i saggi Einaudi nel 1945, in un’Italia molto diversa, si torna a parlare di quella straordinaria ricostruzione di un Sud fuori dalla storia dello scrittore torinese, in un’analisi multi-prospettica e multidisciplinare.



È “Cristo si è fermato ad Eboli di Carlo Levi” (edizioni Ets; 22 euro) a cura di Antonio Lucio Giannone la nuova pubblicazione che raccoglie saggi di studiosi diversi su quelle pagine, spazzando via luoghi comuni.



«Nel 1945 Levi con quest’opera fece scoprire il Sud, quello contadino, separato e lontano dal resto dell’Italia come era quello della Lucania soprattutto – spiega Antonio Lucio Giannone docente di Letteratura italiana contemporanea dell’Università del Salento – con la sua miseria e l’immobilità ma anche la ricchezza di valori e tradizioni. Dette il via ad un filone di narrativa e di poesia che mise al centro il Sud, luogo di nascita di tanti scrittori e poeti, ma anche di approdo. Da Silone a Jovine, Alvaro, da Quasimodo a Gatto, Sinisgalli fino a Bodini: Levi può considerarsi il capofila di un genere, pur non essendo il primo cronologicamente».



Il volume analizza le pagine di Levi nelle letture, da quella antropologica a quella letteraria, emerse nel Seminario di studi “Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi” (organizzato dalla Società italiana per lo studio della Modernità letteraria in collaborazione con il dipartimento di Studi umanistici dell’Università del Salento) in una due giorni leccese nel febbraio 2013, alla presenza di studiosi nazionali di ambiti diversi.



Giannone questo racconto di “un mondo fuori dalla storia” risulta sospeso tra reportage, resoconto odeporico, romanzo autobiografico…

«Sì, “Cristo si è fermato ad Eboli” travalica i generi. Una delle caratteristiche è la compresenza e la contaminazione di generi diversi: tra romanzo, diario, autobiografia, prosa di viaggio, saggio di carattere etnologico. Apparve infatti nella collana di saggi di Einaudi, e non di narrativa. Per l’originalità ebbe un immediato successo in Italia e anche all’estero dove fu tradotto, la traduzione americana per esempio uscì nel’47, come spiega Patrizia Guida nel libro. E fu apprezzato da critici e anche da scrittori che lo recensirono, tra cui Montale, Bassani e Calvino che scrisse che Levi era stato il testimone della presenza di un altro tempo all’interno del nostro tempo. La maggior parte degli italiani non sapeva che esistesse ancora un luogo così arcaico».



Quella Lucania era molto diversa dalla Puglia?

«La sua conformazione geofisica rendeva quei paesi collinari difficilmente raggiungibili, mentre nel nostro entroterra le comunicazioni erano più facili. Bodini però parlava di una certa “separatezza” del Salento, pur riferendosi soprattutto ad un fatto ideologico. Raggiungere Aliano che ospitò Levi è tuttavia difficile anche oggi. Le tradizioni raccontate sono tipiche della Lucania e della vita di quei pastori e contadini».



Oggi quel Sud in parte è cambiato se si pensa che Matera sarà capitale della cultura 2019.

«Va detto che quella terra venne rivalutata proprio grazie a Levi che, quando uscì il libro ed ebbe un successo enorme, diventò una sorta di nume tutelare della Lucania e dei suoi scrittori, tanto che anche Rocco Scotellaro si riteneva suo allievo. “E’ il più appassionato e crudo memoriale dei nostri paesi” disse Scotellaro del libro. “Cristo si è fermato ad Eboli” racconta lo sguardo di un intellettuale piemontese, artista, di famiglia ebrea benestante, che all’inizio rimase quasi sconcertato da questa terra e dalla sua gente, poi invece entrò in grande sintonia e ne apprezzò le sue peculiarità. E questo Levi lo ha trasmesso. Matera anche grazie a questo ha cominciato a superare le sue difficoltà, accogliendo i percorsi culturali di molti studiosi che scesero a studiarla».



Si evince da questa pubblicazione anche la volontà di spazzare via alcuni luoghi comuni su “Cristo si è fermato ad Eboli”.



«Sì, perché non è vero che fu un testo neorealista, come si era creduto, perché c’è una grande elaborazione letteraria, c’è più il “realismo mitico” di Pasolini che mostra le costanti antropologiche di un luogo, non una rappresentazione fotografica. Né ebbe intenti di denuncia, semplicemente fu la scoperta anche emotiva di un mondo».