Sciopero a Versalis, fermata generale: adesione al 95%

Sciopero a Versalis, fermata generale: adesione al 95%
di Elda DONNICOLA
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Giovedì 21 Gennaio 2016, 09:30
Supera il 95% l’adesione dei lavoratori di Eni-Versalis allo sciopero di 8 ore indetto dalle organizzazioni sindacali in tutti i territori che ospitano una sede o uno stabilimento Eni. Una percentuale molto alta che lascia intendere la grande preoccupazione che c’è per questa vertenza ovvero per la scelta di Eni di cedere la maggioranza delle quote di Versalis al fondo finanziario americano Sk Capital.
Il presidio dei lavoratori si è svolto davanti ai cancelli della fabbrica fin dalle prime ore del mattino. A metà mattinata è giunto il segretario generale nazionale di Filctem Cgil Emilio Miceli ed è iniziata l’assemblea alla presenza di tutti i segretari territoriali e di categoria.

«Oltre a quanto più volte ribadito in merito alla possibilità di far modificare la decisione di Eni di cedere il 70% delle quote di Versalis al fine di poter ottenere, attraverso il Governo, un coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti oppure di un fondo strategico italiano tale da mantenere la quota di maggioranza della nuova società chimica italiana di carattere pubblico per l'interesse dell'intera società – ribadisce il segretario di Femca Cisl Emiliano Giannoccaro - per Brindisi, in particolare, abbiamo la necessità che quanto affermato da Eni a sindacati, parlamentari e soprattutto istituzioni locali venga confermato attraverso una seria di azioni certe a supporto di Brindisi, fiore all'occhiello di tutta la chimica di base, per assetts, produzione e professionalità. Per questo dopo aver sensibilizzato il governatore della Regione, Eni e i massimi livelli istituzionali sulla tenuta dello stabilimento di Brindisi, è opportuno che venga realmente valorizzato e supportato attraverso un processo di consolidamento e sviluppo della chimica di base indirizzando sempre più le produzioni verso le specialties».

In tarda mattinata una delegazione sindacale guidata dal segretario Miceli si è recata in Prefettura e ha incontrato il vicario del prefetto Erminia Cicoria. «Abbiamo rappresentato la situazione alla dottoressa Cicoria – aggiunge Giannoccaro - ed in particolare le preoccupazioni per l'operazione di svendita prima e di dismissione poi della chimica italiana. Brindisi, stabilimento di punta della chimica italiana, mai messo in discussione di Eni, ma in un processo di riorganizzazione del settore, fatta da chi persegue il profitto più che la capacità di produzione, non ci garantisce che, tolti i rami secchi, si possano svendere anche i “gioielli di famiglia”.

La possibilità che il Fondo possa portare a termine l'operazione di acquisizione senza smantellarne pezzi è quasi remota e per questo la mobilitazione di oggi in tutti gli stabilimenti e sedi di Eni. La massima espressione del Governo sul territorio deve farsi da portavoce presso il Governo centrale delle tensioni sociali che possono aumentare e soprattutto esercitare un ruolo attivo nel cercare di modificare la posizione di Eni».
Né al presidio dei lavoratori, né alla riunione in Prefettura erano presenti rappresentanti di Comune, Provincia e Regione. Soddisfatto per l’adesione allo sciopero anche il segretario di Uiltec Uil Carlo Perrucci.

«I lavoratori delle aziende coinsediate nel Petrolchimico, Versalis, Enipower, Eni Corporate, Syndial e Bsg – dichiara il segretario Uiltec - supportate dai colleghi delle aziende dell'indotto, hanno partecipato attivamente al presidio davanti ai cancelli. Importante e significativo è stato questo segnale, sintomo del malessere che impervia nei lavoratori preoccupati dell'incertezza dovuta ad una poca chiarezza da parte dell'Eni circa il futuro del nostro sito. Era necessario e tutt'altro che scontato, confermare la volontà dei lavoratori di seguire da vicino, in uno con le organizzazioni sindacali, questa vertenza per meglio far intendere al management che non ci saranno sconti per nessuno. La chimica deve rimanere in Italia e questo può avvenire solo attraverso l’Eni e un controllo diretto da parte del Governo».

La protesta del popolo di Eni non si ferma qui, anzi è già in programma una più vasta manifestazione a Roma.