Cosa prevede l'ordinanza
Le proteste degli operatori
«Ma non possiamo essere penalizzati tutti per colpa di qualcuno», ha lamentato uno degli operatori che ha scommesso con la sua attività in via Mercato, la stradina un tempo fulcro commerciale del paese prima di essere abbandonata al degrado per decenni. «Noi qui lavoriamo ben oltre i compiti che ci spettano con le nostre attività: puliamo, tiriamo via le erbacce, laviamo e spazziamo e paghiamo il suolo pubblico che viene misurato al millesimo e quando protocolliamo una richiesta al Comune, compresa quella della concessione del suolo pubblico, attendiamo mesi per la concessione con la motivazione che manca il personale e che gli uffici sono oberati di lavoro. E la tassa comprende anche il periodo di attesa della concessione. Capiamo anche che gli amministratori devono rispondere alle richiesta di altre attività con altre esigenze ma tutti dobbiamo lavorare, non sono i locali che non vanno, è proprio il paese che non va».
Nell’ordinanza che limita il consumo di alcolici e l’emissione di musica entro certi limiti, c’è una restrizione che riguarda anche le attività di vicinato alle quali viene vietata la vendita e la consumazione di alcolici e alimenti all’interno e nella zona circostante la rivendita. Tutto ciò a tutela della quiete pubblica e pena la chiusura degli esercizi. Una decisione da parte del primo cittadino che ha scatenato un vespaio di polemiche. I consiglieri indipendenti Ruggero Polito e Raffaele Martina hanno condannato la decisione ritenendola inutile ai fini della sicurezza e dannosa per gli operatori, non solo del centro storico. Polito lo ha pure ribadito nel Consiglio comunale del 31 maggio scorso. La proposta da parte dei consiglieri è di un dialogo tra le parti per regolamentare un sistema che con il metodo coercitivo non trova nessuna soluzione se non un abbandono dei luoghi della movida con ulteriori danni al paese. «Mi sembra si stia ricreando un conflitto generazionale come quello di qualche decennio fa – ha commentato il consigliere Polito – quando noi giovani dell’epoca siamo stati costretti a trovare altrove, incluso il lavoro, quello che non trovavamo nel nostro paese». «Ho proposto io il regolamento – è stata la replica dell’assessore alle Attività produttive, Michele Lariccia – ed è quella la soluzione per rispettare il sacrosanto diritto alla quiete pubblica e l’altrettanto diritto al lavoro degli operatori e al divertimento dei giovani. Anche io sono stato promotore dello sviluppo del centro storico ma bisogna rispettare le esigenze di tutti».