Flores: «Altro che traditore, il Pd mi ha sfruttato e poi abbandonato»

Damiano Flores
Damiano Flores
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 7 Febbraio 2017, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 18:31

Non ci sta Damiano Flores, consigliere comunale eletto nelle file del Pd e passato in maggioranza durante il consiglio comunale di ieri, a farsi dare del traditore. E per questo, dopo avere spiegato in aula le ragioni della sua scelta, Flores decide di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Soprattutto nei confronti del suo (ormai quasi ex) partito.
Anche lei, come gli altri consiglieri di opposizione, aveva firmato la mozione di sfiducia e si era dichiarato pronto alle dimissioni immediate per far cadere l’amministrazione. Come mai ha cambiato idea?
«Di sicuro non perché mi è stato offerto qualcosa in cambio. Non voglio assessorati, non voglio poltrone né niente. Sarei stato il primo a sostenere la mozione di sfiducia ma non in quel modo. Avevo chiesto di riscriverla, annullando la mozione presentata dall’amico Lino Luperti, perché mi sembrava giusto scrivere tutti insieme un documento, senza che nessuno potesse prendersi, da solo, il merito di avere fatto cadere l’amministrazione. Per le dimissioni dal notaio, come D’Attis anche io avevo sostenuto la necessità di un commissariamento lungo almeno un anno. E molti condividevano questa idea. Poi, però, sono stato rimproverato dalla commissaria Antonica, l’unica che ha una certa esperienza e che rispetto. Però nel Pd mi sono sentito soffocato. Elefante pensa di essere tutto lui: segretario, capogruppo, rappresentante istituzionale, dirigente regionale, dirigente nazionale. Mi sono sentito una nullità e a quel punto ho detto basta, ho deciso che era ora di cominciare a fare qualcosa per la città. Per non parlare della pressione in queste settimane, dopo quella pagliacciata nella sede di Impegno Sociale».
Eppure c’era anche lei tra i firmatari del documento contro l’amministrazione redatto dal Partito Democratico solo pochi giorni fa.
«In sette mesi abbiamo fatto una sola riunione di partito: quella dell’altro giorno. Ma dire che ho firmato quel documento è una cosa grossa. Diciamo che sono stato messo a conoscenza ed ho detto “bene, fate quello che volete”. Ma nel Pd non c’è confronto interno, non c’è discussione. Appena eletto mi sono mostrato al gruppo dirigente con simpatia ma ho ottenuto solo gelosie. Sono stato maltrattato, mi hanno detto che non ero nessuno anche se ero arrivato primo e che nonostante questo era qualcun altro a dover comandare. E io dovevo continuare a fare cosa? Il pupazzo di qualche personaggio? Meglio un nuovo gruppo per essere più utile alla città».
Crede che il suo gesto possa aprire la strada ad altre scelte simili da parte di consiglieri di opposizione?
«Secondo me sì ma non posso fare nomi. Posso dire, però, che mi sono arrivati diversi messaggi da consiglieri di opposizione che si complimentavano con me, dicendo che ho avuto un coraggio che altri non hanno avuto: quello di dire la verità».
Questo glielo ha scritto un consigliere di opposizione?
«Certo».
Ha espresso la sua stima per Renzi ma il suo partito ha deciso di liberarsi di lei. Avete, col nuovo gruppo, collegamenti con l’area renziana a livello regionale o nazionale?
«No, nessun collegamento. Io non ho collegamenti con nessuno. Basti pensare che poche ore prima della scadenza mi avevano chiamato per candidarmi alle provinciali. Era saltato qualcosa e chiedevano a me. Senza che ci fosse mai stata una discussione, niente».
Il segretario regionale Lacarra dice che non esiste alcuna corrente renziana a Brindisi.
«Può darsi che abbia ragione. Ma io, sinceramente, dal mio capogruppo non ho mai sentito parlare di Lacarra. Solo di Emiliano. Ho chiesto quando sarebbe venuto a Brindisi il segretario regionale per fare una riunione. Niente. Cosa ha fatto Lacarra per farsi conoscere a Brindisi? A volte penso che avrei fatto meglio a candidarmi direttamente con Nando Marino. Una cosa, però, è certa: io non sono un traditore. Non mi ha comprato nessuno, perché non sono in vendita. Sono una persona precisa, onesta e corretta. E sono stato usato come un semplice portatore di voti. Dopo di che io, il più suffragato di tutta l’opposizione, secondo in tutta Brindisi solo a Guadalupi che veniva dalle primarie per essere il candidato sindaco, sono stato solo sbeffeggiato. Sono stato sfruttato e abbandonato».
Lascerà la carica di vice presidente del consiglio comunale, che sarebbe appannaggio dell’opposizione?
«Già dalla prima riunione di opposizione il consigliere Scarano aveva proposto Elena Giglio dei 5 Stelle.

Io dissi che così mi avrebbero fatto fare una figuraccia, visto che ero il più suffragato dell’opposizione. Alla fine fui scelto io, anche perché io avevo un voto anche tra i consiglieri di maggioranza. Dall’opposizione avrei dovuto averne quindici ma alla fine Impegno Sociale non si presentò in Consiglio e i 5 Stelle scelsero di votarsi tra loro. Fu il primo dei tradimenti che ho dovuto subire. Così, avrei dovuto prendere 10 voti ma ne ho presi 11 grazie alla stima e all’amicizia di un consigliere di maggioranza. Ed è per rispetto a lui che non mi dimetto quando me lo dice qualcun altro. Semmai quando lo decido io».

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