Uil: «Rinviare di un anno la decarbonizzazione», e torna l'idea della conversione a gas della “Federico II”

Fabrizio Caliolo ed il tavolo dei relatori nel convegno organizzato dalla Uil "Brindisi: quale futuro industriale?"
Fabrizio Caliolo ed il tavolo dei relatori nel convegno organizzato dalla Uil "Brindisi: quale futuro industriale?"
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 16 Aprile 2024, 05:00

L’unica possibilità per evitare la bomba sociale causata dall’impreparazione del territorio rispetto alla decarbonizzazione è quello di rinviarla di almeno un anno. E nel frattempo lavorare seriamente per costruire un’alternativa, che preveda possibilmente anche la conversione a gas della centrale Enel “Federico II”. È questa la richiesta principale emersa ieri dalla relazione del segretario provinciale della Uil Fabrizio Caliolo durante il convegno, organizzato dallo stesso sindacato, dal titolo “Brindisi: quale futuro industriale?”.

I numeri della crisi industriale

Prima di passare alle proposte, tuttavia, Caliolo ha descritto la crisi che sta colpendo il territorio, definita «tempesta perfetta», ed in particolare i settori energetico, chimico e farmaceutico. «A Brindisi - ha ricordato - è ancora l’industria il settore che ha di gran lunga il peso maggiore in termini di posti di lavoro ed economia. Il Pil della Puglia proviene per il 50 per cento dall’industria e la piccola Brindisi ha contribuito con oltre il 14 per cento». Il settore industriale, dunque, «rimane fondamentale». I numeri, in questo senso «sono allarmanti», ha detto il segretario della Uil, che poi ha aggiunto: «Il tasso di disoccupazione del 13,4 per cento è ben al di sopra della media regionale, che è del 12. Mentre, ad esempio, a Bari è del 9». Brindisi, poi, «è il territorio con il più alto tasso di inoccupati dell’intera Puglia». E ancora: «Nel 2023, ultimo anno completo sul quale si abbiano dati certi, sono state presentate 16.961 domande di disoccupazione.

Un numero che supera la più popolosa ed industrializzata Taranto, facendo di Brindisi la maglia nera in Puglia».

L'idea del rinvio del phase out

Nessuno, ha detto poi facendo riferimento in particolar modo ad Enel, «può lasciare Brindisi in questo modo, meno che mai grossi gruppi industriali capaci di programmare per tempo nuovi scenari». In questo senso, Caliolo ha chiesto al governo di «dimostrare che l’impegno per Brindisi è reale posticipando la data prevista per la chiusura della “Federico II” almeno per tutto il 2026, se non oltre. Il tempo minimo ragionevole per progettare il futuro di una realtà così importante per il nostro territorio». Se, ha aggiunto, «nelle prossime settimane non seguiranno azioni concrete, la Uil convocherà una grande manifestazione di popolo e di piazza per Brindisi, con l’obiettivo di rendere nota la condizione in cui versa l’industria nel territorio e le ripercussioni che comporta anche a breve termine».

Le critiche a politica e istituzioni

A rilanciare l’idea della conversione a turbogas della “Federico II” è stato il segretario Uiltec Carlo Perrucci, che non ha lesinato le critiche nei confronti dei rappresentanti politici ed istituzionali, come il deputato e commissario regionale di Forza Italia Mauro D’Attis ed il sindaco Giuseppe Marchionna, che sono intervenuti per poi andare via senza ascoltare gli altri interventi. «Quello che temevamo è accaduto: siamo rimasti soli, senza la parte politica», ha detto, per poi aggiungere di avere sentito «molte inesattezze». Critico anche Mario Greco, segretario di Uiltrasporti: «Dispiace che i rappresentanti del governo e delle istituzioni siano andati via. Avevamo domande e proposte da fare ma è andata così». Non sono mancate le critiche anche alla gestione del porto: «Le statistiche sui traffici - ha sottolineato - non sono una fotografia fedele dell’economia portuale che ormai è collassata». E ancora: «L’unica cosa che cresce che cresce sono i costi che l’Autorità portuale applica sulle concessioni, sulle soste delle navi e addirittura sulle quote imposte alle imprese portuali che non hanno più lavoro. Se c’è un dato positivo è che finalmente, dopo cinquant’anni, è stato realizzato il nuovo Piano regolatore portuale. Ma ora servono le risorse per finanziarlo».

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