Enipower in vendita, sindacati sul piede di guerra a Brindisi

Enipower in vendita, sindacati sul piede di guerra a Brindisi
3 Minuti di Lettura
Sabato 25 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:05

Eni starebbe per vendere una minoranza in Enipower, società dedicata alla generazione di energia elettrica che dispone di 5 centrali termoelettriche e un impianto di cogenerazione per una capacità da 4,6 GW. Stabilimenti sparsi in tutta Italia, tecnologicamente avanzati, compreso l’impianto esistente nel Petrolchimico di Brindisi. La quota in vendita sarebbe fino al 49% e avrebbe attirato interesse da investitori infrastrutturali e istituzionali, in particolare esteri. 

L'annuncio

Anticipata dal “Sole 24 ore”, indica come valore della quota di minoranza circa 0,6 miliardi di euro. A fronte dell’annunciato disimpegno del gruppo Eni, l’allarme dei sindacati, preoccupati per il futuro del polo industriale brindisino e per i riflessi sul piano occupazionale. Un disappunto espresso in coro da Cgil, Cisl e Uil, che in una nota congiunta manifestano non poca amarezza per la volontà dei vertici Eni di mettere sul mercato la sua controllata Enipower. Perplessità nel merito. Ma anche nella forma. «Fermo restando ancora una volta lo sconcerto per la modalità con cui apprendiamo la notizia, in barba a tutti i protocolli delle Relazioni Industriali compreso l’ultimo protocollo “Insieme” sottoscritto proprio con Eni, siamo sorpresi di come una società che fa della transizione energetica la sua missione principale voglia privarsi di una controllata che negli ultimi anni ha prodotto lauti profitti per Eni attraverso l’impegno, la professionalità e l’abnegazione di tutto il personale», attaccano le segreterie territoriali di Filctem, Femca e Uiltec di Brindisi, che di concerto con la Rsu di Enipower, chiedono un incontro urgente con i vertici aziendali, minacciando lo stato di agitazione e ulteriori azioni di lotta qualora dal confronto con l’azienda non dovessero emergere notizie rassicuranti.
«Intravediamo in questa operazione – attaccano ancora i sindacati - l’ennesimo tentativo da parte di Eni di “fare cassa» esclusivamente ai danni dei lavoratori: al di là di ogni rassicurazione che presto o tardi arriverà della Società dopo la conclusione di questi “affari” a rimetterci sul piano economico e sul piano occupazionale saranno unicamente i lavoratori. Saranno inevitabili e drammatiche le ricadute sul nostro territorio già martoriato e che sconta pesanti vertenze sulla decarbonizzazione della Centrale Enel di Cerano, la vendita della Sanofi Aventis, una serie di crisi aziendali legate ai settori tessili ed altre ancora. 
Quindi il timore, espresso a chiare lettere: «Non vorremmo trovarci nella situazione già vissuta qualche anno addietro con il tentativo, non molto celato, della vendita di Versalis sempre da parte di Eni ad un Fondo finanziario che ha come unico obiettivo il profitto. Inoltre i Cicli Combinati Enipower di Brindisi oltre ad essere produttivi ed efficienti reggono un sistema elettrico nazionale e soprattutto danno stabilità alla complessa rete elettrica del Petrolchimico di Brindisi servendo sia Energia elettrica che vapore anche alle società co-insediate».Per queste ragioni, rimarcano i sindacati, appresa la notizia tutti i lavoratori del sistema industriale brindisino «esprimono forte preoccupazione per la poca chiarezza dell’operazione».

Ed è solo l’inizio di un autunno che si preannuncia ad alta tensione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA