Rifiuti finiti nella discarica privata, Formica vuole un milione di euro

Rifiuti finiti nella discarica privata, Formica vuole un milione di euro
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Venerdì 1 Settembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 20:49
Un milione e 180mila euro: è quanto vuole ottenere la Formica Ambiente per il conferimento nella discarica privata omonima dei rifiuti urbani biostabilizzati nell’impianto comunale per il periodo compreso tra marzo e novembre del 2015.
Proprio nella primavera del 2015, la città era nel pieno di un’emergenza rifiuti senza precedenti. Dopo la chiusura, con ordinanza del presidente della Regione, a causa dell’eccessivo inquinamento della discarica di Autigno, i Comuni della provincia avevano cominciato a sversare i rifiuti nell’impianto della Formica Ambiente. A causa di problemi coi pagamenti, tuttavia, l’azienda aveva chiuso i battenti della discarica privata, facendo andare in tilt un sistema già in equilibrio precario.
L’accordo raggiunto per uscire dall’emergenza prevedeva una cessione del credito da parte di Nubile in modo da garantire a Formica Ambiente il pagamento delle spettanze per lo sversamento nella discarica tra Brindisi e San Vito della spazzatura raccolta su tutto il territorio provinciale.
Al termine dei trenta giorni previsti dall’accordo, Formica avrebbe dovuto emettere nei confronti di Nubile la fattura per lo sversamento dei rifiuti della provincia nella discarica di rifiuti speciali. Nubile, a sua volta, avrebbe provveduto a suddividere la somma in base alla quantità di conferimenti dei vari Comuni ed emettere a sua volta le fatture. Avendo ceduto il credito, però, gli enti locali avrebbero dovuto “girare” le somme direttamente sul conto corrente di Formica Ambiente.
La chiusura della discarica di Autigno, poi, non fu solo confermata. L’impianto, infatti, poche settimane dopo fu sequestrata dai carabinieri del Noe, sempre a causa dell’eccessiva contaminazione delle acque di falda. Ed è tuttora sotto sigilli.
La somma richiesta oggi dalla Formica Ambiente è, in realtà, solo una parte del totale. Nella primavera del 2015, infatti, la società aveva ottenuto dal Tribunale di Brindisi ben undici decreti ingiuntivi nei confronti di una decina di Comuni della provincia, tra i quali anche il capoluogo. Valore totale del contenzioso: 3 milioni di euro.
 
Il decreto ingiuntivo era stato contestato dal Comune durante l’amministrazione del commissario Cesare Castelli dopo che l’Ufficio legale di palazzo di città aveva evidenziato che «l’atto di cessione appare, prima facie, non valido». Questo nonostante proprio la cessione fosse stata autorizzata formalmente dall’amministrazione Consales in virtù di un’apposita determina dirigenziale ad aprile dello stesso anno.
Formica Ambiente è tornata alla carica con un atto di precetto, notificato lo scorso 14 agosto a palazzo di città, perché ritiene che il decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Brindisi - contro il quale era stata presentata opposizione il 4 maggio del 2016 - sia divenuto esecutivo il 24 marzo scorso. Ma a quella data il Comune capoluogo non aveva versato la somma richiesta.
L’avvocato Andrea Sticchi Damiani, legale del Comune nel giudizio di opposizione al decreto ingiuntivo, ha confermato, dopo precisa richiesta dell’ente, che sussistono argomenti spendibili «coi i quali contestare il diritto a procedere all’esecuzione».
E così, il sub commissario Onofrio Vito Padovano ha approvato, con i poteri della giunta, l’opposizione all’esecuzione dell’atto di precetto notificato dalla Formica Ambiente.
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