La svolta green della Centrale Enel: addio a camino, carbonili e nastro trasportatore

La svolta green della Centrale Enel: addio a camino, carbonili e nastro trasportatore
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Venerdì 20 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 09:08

BRINDISI - Due distinti impianti fotovoltaici, uno dei quali affiancato da un sistema di accumulo. E in più, un concorso di idee per giovani architetti finalizzato alla “trasformazione e riqualificazione urbano-industriale del sito con l’obiettivo di articolare gli spazi, valorizzandone l’estetica nonché la sostenibilità sociale ed ambientale, attraverso un disegno, un’idea innovativa”.
È questo il futuro dell’attuale area della centrale Enel “Federico II”, che secondo le intenzioni dell’azienda ospiterà anche un impianto di produzione a gas naturale. Impianto che, sulla base dell’alternativa progettuale presentata da Enel alla commissione tecnica Via nell’ambito dell’iter per la Valutazione d’impatto ambientale, potrebbe essere dimezzato in termini di dimensioni e dunque di potenza rispetto a quanto inizialmente previsto.
In particolare, il Piano preliminare di riqualificazione del sito elaborato dall’azienda prevede quattro punti: due aree il cui utilizzo sarà stabilito grazie al concorso “I nuovi spazi dell’energia”: una da sei ettari e l’altra da 54 ettari, con quest’ultima che comprenderà anche la nuova centrale a turbogas. E poi due campi fotovoltaici da 51 megawatt in tutto. Il primo da 6,2 megawatt ed il secondo da 44,5 megawatt, affiancato da un sistema di accumulo “Bess” (Battery energy storage system) integrato da 20 megawatt.
Per realizzarli, saranno necessarie diverse demolizioni, sia sulle aree direttamente interessate, che su quelle adiacenti, visto che le ombre delle strutture, proiettate sui pannelli solari, ridurrebbero drasticamente la produzione energetica. Tra le struttura da demolire rientrano l’area ex parchi combustibili, che comprende tra le altre cose sei enormi serbatoi. Saranno abbattuti anche i “dome” del carbonile coperto, di recente costruzione, con relativi sistemi di trasporto e stoccaggio del carbone, con relative torri e nastri di trasporto verso le caldaie; e anche l’impianto ceneri leggere, con annesso sistema di trasporto e stoccaggio di gesso e calcare, 12 silos e diversi edifici. E ancora l’area retro caldaie a carbone ed il tanto discusso impianto sperimentale di cattura e stoccaggio della Co2. Questo solo per quanto riguarda le aree direttamente interessate dagli impianti fotovoltaici.
Ma, come detto, saranno da abbattere anche tutte le strutture in grado di proiettare le proprie ombre sui pannelli: le quattro caldaie a carbone, ciascuna da 660 megawatt, i mulini a carbone, gli edifici che contengono i quadri elettrici, gli impianti di denitrificazione catalitica, gli impianti di produzione di ammoniaca gassosa e finanche l’altissima ciminiera, simbolo della centrale, da 250 metri.

La svolta

“Alla messa fuori servizio definitiva dei gruppi Bs1, 2, 3 e 4 esistenti si procederà innanzitutto - si legge nel piano preliminare elaborato da Enel - al relativo decomissioning con l’ausilio di ditte specializzate e con tutti i requisiti richiesti per garantire che tale processo avvenga nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza e di protezione dell’ambiente e della salute. Le attività previste a tale scopo saranno descritte nel Piano di dismissione che sarà predisposto in ambito dell’Aia dell’impianto e saranno realizzate in modo propedeutico per consentire le successive fasi di smontaggio o di demolizione degli impianti”. Interventi che comprenderanno la bonifica di tutte le attrezzature.
In aggiunta alle demolizioni funzionali alla realizzazione dei nuovi impianti, saranno abbattute tutte le strutture per la movimentazione del carbone sulla banchina di Costa Morena, dove “si prevede a valle del phase-out la inclusione alla Zona franca doganale di recente istituita”. E completamente demolito anche tutto il cosiddetto “asse attrezzato”, ovvero il nastro trasportatore lungo 13 chilometri che collega il porto alla centrale.
Per quanto riguarda, invece, le due aree la cui destinazione è stata messa a bando, l’obiettivo è “dar vita a poli energetici sempre più integrati con l’ambiente, riducendo l’impatto paesaggistico attraverso un’idea nuova di centrale, proponendo anche spazi aperti alla fruizione da parte delle comunità locali e individuando un design centrato su principi di sostenibilità, circolarità e innovazione”. La commissione giudicatrice, che comprenderà rappresentanti delle istituzioni locali e dell’Università del Salento, è in fase di individuazione.

La valutazione dovrebbe avvenire entro settembre. Dopo l’approvazione del concept, verranno stabilite le fasi successive.

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