Rifiuti: appalti truccati e feste a base di sesso: ombre sulle elezioni

Rifiuti: appalti truccati e feste a base di sesso: ombre sulle elezioni
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Lunedì 23 Ottobre 2017, 06:59 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 12:16

BRINDISI - Un business la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Una ragnatela di favori, mazzette, assunzioni in cambio di appalti e di facilitazioni per ottenere finanziamenti pubblici. Con il risvolto di interferenze nelle elezioni amministrative, attuate con il finanziamento “illecito” secondo la procura, alle liste civiche in corsa e con l’acquisizione di consenso elettorale tramite assunzione di lavoratori vicini ai politici. Assunzioni operate dalla ditta “agevolata” nell’aggiudicazione dell’appalto o comunque con il sistema delle proroghe o con la rinuncia ad azioni legali. E sullo sfondo anche presunti favori sessuali, offerti mettendo a disposizione le prestazioni di una giovane prostituta romena.
La narrazione è fitta, è contenuta in circa duecento pagine dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri mattina dai carabinieri nei confronti di 12 persone: in due sono finiti in carcere, e sono gli imprenditori Pasquale Leobilla e Angelo Pecere, entrambi di Carovigno, amministratori di fatto della società Reteservizi Srl che si occupa di raccolta e di smaltimento di rifiuti solidi urbani. In 10 ai domiciliari: i due sindaci del Brindisino, Nicola Serinelli (Torchiarolo) e Vitantonio Caliandro (Villa Castelli), il vicesindaci di Torchiarolo e Poggiorsini (Bari), Maurizio Nicolardi e Giovanbattista Selvaggi. E poi Giuseppe Velluzzi, di Potenza, consulente di diverse pubbliche amministrazioni che avrebbe garantito supporto diretto alla società carovignese; Francesco Pecere e Cosima Celino, persone vicine all’azienda finita nel mirino degli inquirenti; Michele Zaccaria, funzionario dell’ufficio tecnico di Squinzano, e nominato componente esperto per l’esame delle offerte tecniche dell’appalto per la raccolta dei rifiuti dell’Aro (Ambito di raccolta ottimale) di Alliste, Gallipoli, Melissano, Racale e Taviano; Giuseppe Guarini, proprietario di un hotel a Carovigno in cui avrebbe soggiornato la prostituta romena; Giacomo Dormio, persona che avrebbe concorso nel favoreggiamento della prostituzione.
Sono 22 i capi d’accusa. Per fatti che risalgono a un periodo compreso tra il 2014 e il 2015. Le indagini, che i carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni stanno continuando a svolgere con il coordinamento della procura, hanno riguardato anche condotte verificatesi anche nei sette anni precedenti, specie in riferimento all’attività dei pubblici amministratori.
Le contestazioni raccontano innanzitutto di una associazione per delinquere i cui capi e promotori sarebbero stati Pasquale Leobilla e Angelo Pecere, i quali avrebbero promesso e versato denaro e altre utilità in cambio di agevolazioni nella partecipazione e conduzione degli appalti pubblici in tutta la regione: a Torchiarolo e Villa Castelli, ma anche nei Comuni di Isole Tremiti e Biccari, a Poggiorsini, nel Barese, e nella provincia di Lecce. Formalmente dipendenti della Reteservizi, ma in realtà soci di fatto nonché gestori e programmatori delle attività economiche sfruttando la rete di conoscenze intessute negli anni all’interno di numerosi enti pubblici, avrebbero ottenuto vantaggi in cambio di tangenti promesse o versate in vario modo: soldi, finanziamenti alle forze politiche e prestazioni sessuali in taluni casi.
Il primo a ricevere “utilità” sarebbe stato l’ex sindaco di Torchiarolo, Giovanni Del Coco, per cui il pm Milto De Nozza aveva chiesto l’arresto e che è invece rimasto a piede libero non rivestendo più alcuna carica istituzionale. Avrebbe ottenuto di assumere persone a lui vicine, in cambio avrebbe favorito la Reteservizi facendo in modo di concederle l’appalto per la raccolta dei rifiuti e rinunciando a proporre opposizione a un decreto ingiuntivo. Il suo successore, Nicola Serinelli, avrebbe invece intascato in contanti 3mila euro come contributo elettorale per la campagna elettorale, contributo destinato alla lista “Rinnoviamo Torchiarolo” e non deliberato dall’organo sociale corrispondente.
Risponde di concorso in falsa testimonianza e di concorso in finanziamento illecito dei partiti politici il sindaco di Villa Castelli, Vitantonio Caliandro: avrebbe ricevuto in contanti 5mila euro durante la campagna elettorale.

Come contropartita la Reteservizi avrebbe potuto contare su “corsie preferenziali”, sempre nelle procedure di gara. Ci sono poi le ipotesi di favoreggiamento della prostituzione di una ragazza romena a cui sarebbe stati forniti vitto e alloggio. Le sarebbe stata procurata la clientela “tra cui anche pubblici ufficiali legati a Leobilla – è scritto nei capi d’accusa – da rapporti professionali così ricompensati per i favori ricevuti”. Tra questi il potentino Giuseppe Velluzzi, tecnico che ha collaborato con diversi comuni pugliesi e che avrebbe agevolato “indebitamente” la Reteservizi, fornendole informazioni nonché la propria professionalità per consentirle l’aggiudicazione di lavori e l’ottenimento di contributi pubblici. In tutta la Puglia.

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