Antiracket, filone anche a Brindisi: un mese fa
le dimissioni con giallo per l’ex dirigente comunale

Antiracket, filone anche a Brindisi: un mese fa le dimissioni con giallo per l’ex dirigente comunale
di Roberta GRASSI
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Domenica 14 Maggio 2017, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 13:39
Due i filoni che riguardano Brindisi e l’attività dell’associazione Antiracket e antiusura presieduta da Maria Antonietta Gualtieri, secondo l’accusa un grande bluff interprovinciale. Supporto alle vittime, assistenza psicologica, assistenza legale per le denunce: nulla di tutto ciò sarebbe stato effettivamente assicurato, a parere degli inquirenti che hanno indagato tanto sulla sede di palazzo Guerrieri dello sportello Antiracket (si tratta di una sede Comunale), rilevando che degli accessi documentati da parte di presunte vittime di pressioni o di richieste illecite ne sarebbero avvenuti in realtà pochissimi, tanto sui lavori “infiniti” di via Carmine, laddove vi sarebbero state ipotesi di truffa e false certificazioni per accedere a un finanziamento Pon dall’importo complessivo di 350mila euro, di cui poi 190mila effettivamente percepiti.
È coinvolto, indagato in stato di libertà, l’ex dirigente del settore Lavori Pubblici, Marco Locorotondo, che l’11 aprile scorso ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico. Senza ulteriori spiegazioni.
Non è chiaro se l’esistenza di un’inchiesta, già abbondantemente in corso e probabilmente nota (considerato che la Finanza aveva effettuato dei sopralluoghi già nell’ottobre del 2015 nella sede mai completata) e che numerose persone erano state ascoltate dai militari, possa aver avuto un ruolo nella decisione assunta da Locorotondo, che si ritrova a rispondere ora di concorso in truffa aggravata e in falso.
A carico di Locorotondo è stato eseguito un sequestro preventivo di 189.464 euro. Stessa somma sequestrata a Paolo Damiano Sellani e a Caterina Abbondanza, le persone che avrebbero avuto un ruolo nella medesima vicenda. All’avvocato Francesco Cavallo, invece, colui il quale avrebbe fittiziamente svolto il ruolo di consulente dello sportello di Brindisi, sono stati sequestrati 51mila euro. A Lucia Rainò, 42 mila euro. Anche lei si sarebbe occupata delle attività da svolgere in quel di Brindisi. Quasi tutta una finzione, secondo gli inquirenti. I compensi sarebbero stati maturati per prestazioni mai effettuate. Per consulenze, attività di supporto a vittime di racket in realtà mai offerte. “La Gualtieri ogni mese ci imponeva l’indicazione nei nostri report – ha dichiarato una persona sentita perché informata sui fatti – di almeno tre primi ascolti di nuovi utenti, oltre all’indicazione di almeno sei accessi da parte dell’avvocato previsto per lo sportello di Brindisi, ciò anche se in realtà questi non avvenivano. Noi eravamo obbligate a fare ciò anche in ragione del fatto che la Gualtieri ci obbligava mensilmente a trasmettere i nostri report via mail a lei in maniera tale che potesse controllare ed eventualmente correggere”.
 
“Voglio precisare – dice ancora – che sebbene nei nostri report di Brindisi siano indicati almeno sei accessi mensili da parte dell’avvocato Francesco Cavallo, lo stesso non si è mai realmente recato a Brindisi salvo in un paio di occasioni”.
Tra gli indagati figura anche Cristian Colella, di Brindisi, succeduto a Cavallo. La sede era quella di palazzo Guerrieri. Ma da lì, in virtù del progetto approvato nell’aprile 2012 la sede dello sportello Antiracket avrebbe dovuto trasferirsi in via Carmine, sempre nel cuore della città, come per altro ratificato dalla convenzione sottoscritta nel maggio 2012 tra l’associazione antiracket Salento e l’ufficio del commissario straordinario del governo per le iniziative Antiracket. Il Comune di Brindisi era partner del progetto. Sono indagati Paolo Damiano Sellani, nella sua qualità di funzionario del settore Lavori pubblici del Comune, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza; Caterina Abbondanza, nella qualità di amministratore della Arfa Tech aggiudicataria dell’appalto per l’esecuzione delle opere e naturalmente Maria Antonietta Gualtieri, presidente dell’associazione Antiracket Salento.
Avrebbero compiuto artifizi e raggiri consistiti nell’attestare falsamente l’ultimazione dei lavori alla data del 28 settembre 2015, termine ultimo per non perdere il finanziamento. I lavori, in quel momento, erano ancora in corso. La Finanza ha accertato lavori non eseguiti rispetto a quanto previsto e non contabilizzato. Il verbali di corretta esecuzione e termine dei lavori è firmato proprio da Locorotondo, Sellani e Abbondanza, uno dei documenti ritenuti “ideologicamente falsi”.
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