Lo strano caso del senatore Ciampolillo e del signor Lello è un po’ tutto: sintesi e beffa, paradosso e nemesi. Il barese ex cinque stelle, arruolato in fretta e furia per puntellare i numeri precari della maggioranza giallorossa, riassume lo spirito del tempo: il “negazionista” Lello che si fa “volenteroso” Ciampolillo, il milite ignoto che archivia in un soffio le crociate contro «i piddini a cinque stelle» (parole sue, recenti) e va in rumoroso soccorso della maggioranza. Che si era appellata a «liberali, socialisti ed europeisti». E che invece ora si ritrova a dover fare beffardamente i conti - in aula, e forse pure oltre - con questo distillato in purezza di grillismo della primissima ora, populismo da barricate e negazionismo su vaccini, pandemia, mascherine, xylella, tanto da abbarbicarsi a un ulivo malato eletto a residenza parlamentare pur di bloccarne l’abbattimento. E insomma, sì, l’operazione-Ciampolillo dice molto del contesto: tutto sta bene insieme e non si perde per strada nulla.
Il salto di Ciampolillo è molto più di un triplo carpiato: fino a tre giorni fa sparava ancora a palle incatenate contro governo, campagna vaccinale, dpcm, lockdown, mascherine; martedì, dopo il rocambolesco voto di fiducia in aula, col volto contrito, la voce “responsabile” e la mascherina ben calzata, annuiva e spiegava che «in un momento così critico ritengo necessario porre l’interesse comune della Nazione avanti a singoli interessi di partito, dobbiamo pensare a giovani, imprese, abbiamo bisogno di un governo che operi ed è il momento di mettersi a disposizione». Due in uno.
Ecco, da qualche parte devono esserci entrambi, magari negli anfratti di Palazzo Madama in cui martedì s’era perso prima di votare all’ultimo secondo, aiutato dalla moviola: il senatore Ciampolillo di governo e il signor Lello di lotta. Il primo sogna persino un “volenteroso” ministero dell’Agricoltura, l’altro ha lasciato intatta la pagina facebook, che è una antologia di accuse e complotti: «il gioco delle bugie del M5s» sulle elezioni, il vaccino che «deve essere una libera scelta dei singoli cittadini», i dubbi sulla mascherina («è obbligatoria per limitare il coronavirus, ma in realtà blocca solo quella dell’influenza.
Il barese è alla seconda legislatura, 49 anni il 2 febbraio, impiegato, lo scorso anno è stato espulso dal M5s per i mancati rimborsi. Il tipico cursus honorum dello sconosciuto cinque stelle, quando agli albori il movimento era la somma di comitati o esponenti locali anti-qualcosa: i 767 voti da candidato sindaco a Bari nel 2009, le parlamentarie e l’arrivo in Senato nel 2013, il bis nel 2018 (dopo le altre primarie online: 226 voti). Vegano militante, sostenitore della liberalizzazione della cannabis (proposta anche come «antidoto al coronavirus»), Ciampolillo è stato un prototipo del M5s duro e puro. Su xylella ha dato il meglio di sé: nel 2018 a Cisternino fissò la residenza su un albero di ulivo malato e da abbattere per tutelarlo con le prerogative parlamentari, poi sancì che il batterio si può combattere «con le onde elettromagnetiche o con un sapone» o con la crioconservazione, sostenitore del (via-via più debole) fronte negazionista. Ciampolillo è (stato?) il soldato fantasma giapponese del grillismo: ha continuato a combattere le battaglie più estreme anche quando la guerra era finita, quando cioè i pentastellati s’erano ormai normalizzati, dicono ingrigiti, appiattiti sulla ragion di governo e di sopravvivenza. «Tutte le battaglie per cui il M5s ha chiesto il voto - disse Ciampolillo dopo l’espulsione - sono state abbandonate dai governi Conte1 e Conte2 e dai rappresentanti del movimento: Tap, xylella, Ilva, ripubblicizzazione Acquedotto». Insomma, ora Alfonso detto Lello è una nemesi, è lo specchio rotto dei cinque stelle che se lo ritroveranno lì, in maggioranza o magari in qualche strapuntino di governo, a ricordare cos’erano e cosa sono. Ciampolillo, del resto, va persino oltre il populismo: ne è una élite, una “riserva”. Adesso, il soldato fantasma giapponese è stato recuperato dal quartier generale. Che dovrà badare a tutti e due, al signor Lello e al senatore Ciampolillo.