Francesca Zamagni, 30enne riminese, racconta la sua nuova vita. Tra lavoro e Spagna. «Ciao mamma, vado tre mesi a Barcellona», aveva detto a luglio del 2021. Doveva essere solo un breve stage, ma non è più tornata. No, non sarebbe rimasta in Italia. Questo no. «Se non ci fosse stata la pandemia probabilmente sarei partita per Colonia», ammette. Già, il master in Germania. Un sogno coccolato, pianificato, già ai tempi dell’Erasmus a Tübingen. Poi il Covid e la decisione di iscriversi alla Magistrale in Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni.
Francesca e il lavoro a Barcellona, la storia
Tutto così veloce e imponderabile.
Pazza e creativa Barcellona, metropoli delle opportunità. Oggi Francesca lavora nel settore IT, occupandosi di lead generation e gestione di campagne pubblicitarie per un’azienda di Madrid. «Qui a Barcellona sei al centro dell’Europa, una città di mare per certi versi molto simile a Rimini come stile di vita. Si sta da dio. Lavoro quasi sempre in smart working, in un contesto in cui sento però di poter crescere: è una questione di mentalità. Pensi che dopo alcuni mesi mi avevano già dato un aumento, in Italia sarebbe inimmaginabile». Questione di mentalità, ripete spesso Francesca. «In Italia sei sempre troppo giovane o troppo vecchia. Qui l’età è un numero, i colloqui di lavoro sono tosti ma ti pesano per quel che vali. E se vali poi ti senti valorizzata, senti di poter far carriera. Anche la laurea, intesa come pezzo di carta, passa in secondo piano». Non bestemmiare… il posto fisso è sacro, ammoniva Lino Banfi in un famoso film con Checco Zalone. Ma solo in Italia, spiega Francesca. «Sì, ecco un'altra differenza che ho notato. In Spagna non c’è l’incubo del posto fisso come in Italia, cambiare un lavoro, anche a tempo indeterminato, non è un dramma per nessuno. Trovo che questa sia la differenza più grossa rispetto all’Italia, parlo soprattutto di Rimini. E lo dico da italiana, perché il mio Paese lo amo, non sono una di quelle che sputa nel proprio piatto. Ma qui ho trovato una dimensione nuova, internazionale, vivace, assolutamente più stimolante». Tornare in Italia? «No, non credo. Anche perché non sono nemmeno così lontana, in Italia si vive bene e quando posso torno ad abbracciare la famiglia e gli amici. Però qui all’estero ho trovato la mia dimensione».