La Regione si è costituita parte civile nell’udienza preliminare del processo che vede imputato anche l’ex direttore generale di Asset Elio Sannicandro, accusato di corruzione assieme ad altre undici persone. L’ente non ha chiesto la costituzione contro il fedelissimo di Michele Emiliano, ma solo per i capi di imputazione che non riguardano Sannicandro, interdetto dai pubblici uffici per effetto dell’ordinanza dello scorso 2 novembre firmata dal gip Giuseppe Battista.
L’ex dg di Asset è finito nel mirino della giustizia perché accusato di aver ricevuto tangenti in cambio di appalti dall’imprenditore Antonio Di Carlo, di Lucera, nel Foggiano. Nelle tasche di Sannicandro sarebbe andata anche una somma pari a 60mila euro per garantire a Di Carlo l’aggiudicazione di un appalto integrato tra settembre 2019 e febbraio 2021. I due si sarebbero incontrati in almeno quattro occasioni, tra Bari e Roma, in ristoranti ma anche, una volta, nella sede della Regione, durante il periodo delle gare per le opere di mitigazione e prevenzione dal rischio idraulico nei bacini idrografici del torrente Picone e della lama Lamasinata, a Bari.
Ieri, nella prima tappa dell’iter giudiziario, si è costituito parte civile, anche nei confronti di Sannicandro, l’ufficio del commissario per il dissesto idrogeologico, di cui l'uomo di Emiliano era stato alla guida. Davanti alla gup Valenzi, sono state anche sollevate alcune questioni sugli atti di indagine emersi dopo l’avviso di conclusione delle indagini: secondo la difesa dell’imprenditore di Lucera, Antonio Di Carlo, difeso dagli avvocati Roberto Prozzo e Raul Pellegrini, sarebbero inutilizzabili. Gli avvocati Pio Gaudiano e Giuseppina Moscatelli, che difendono Michele e Donato Campanella, hanno, invece, evidenziato la presunta incompatibilità territoriale del tribunale di Bari: alcuni capi di accusa, infatti, fanno riferimento al circondario di Foggia. Tutte queste questioni saranno affrontate e sciolte il prossimo 25 giugno.
Intanto, dopo il ricorso respinto al tribunale del Riesame, la difesa di Sannicandro punta alla Cassazione per vedere revocata la misura. A nulla era valsa, in sede di udienza, la memoria del difensore di Sannicandro, Michele Laforgia. «A fronte dei contenuti delle intercettazioni e della loro valenza gravemente indiziante nei confronti di Sannicandro – si legge nel provvedimento del tribunale della Libertà - è opinione di questo gip che le dichiarazioni rese in sede di interrogatorio di garanzia non abbaiano scalfito la piattaforma indiziaria.
Secondo i giudici del Riesame (presidente relatore Annachiara Mastrorilli, giudici Alessandra Susca e Arcangela Romanelli), risultava provata «a livello di gravità indiziaria», la consegna «di denaro al Sannicandro e il suo interessamento a favore del Di Carlo con riferimento alle gare bandite per il Dissesto idrogeologico». E anche i contatti e gli incontri di persona tra Sannicandro e il rup per l'appalto Picone-Lamasinata (poi aggiudicato dall'impresa di Di Carlo) «non hanno altro significato plausibile che quello di intervenire circa gli esiti delle graduatorie e dell'aggiudicazione».
Nei giorni successivi all’interdizione, l’ex commissario per il dissesto idrogeologico regionale aveva reso dichiarazioni spontanee al gip: aveva definito “occasionali” i suoi rapporti con Di Carlo (ora ai domiciliari) e sostenendo come gli incontri tra i due fossero avvenuti solamente in presenza di altre persone.
Nel procedimento sono coinvolti anche Antonio e Carmelisa Di Carlo (il primo agli arresti domiciliari, la seconda sottoposta ad obbligo di dimora), Antonio Ferrara e Bruno Maria Gregoretti (entrambi sottoposti a misura interdittiva per 12 mesi), Leonardo Panettieri e Roberto Polieri (sottoposti a misura interdittiva rispettivamente per 12 e 8 mesi). L’avviso è stato notificato, infine, a Rocco Rossi, di Anzano di Puglia, Sergio Schiavone (arresti domiciliari per questa causa), a Michele Tamborra e alla ‘F.lli Di Carlo Srl’ nella persona del legale rappresentante pro-tempore.