Navi “ibride”. Alimentate a GNL che sarà, man mano, affiancato dall’idrogeno.
Con le fuel cell ci sarà un bel passo in avanti rispetto ai motori a combustione interna, con risultati tangibili già nel 2030 per raggiungere il totale azzeramento delle emissioni di CO2 entro metà del secolo. Questo, in grandi linee, il piano strategico di MSC Crociere, un “recente” protagonista globale del turismo in mare che, a tappe forzate, si sta avvicinando verso la leadership assoluta con una flotta modernissima e navi di dimensioni sempre crescenti. Dopo le prime imbarcazioni acquistate usate negli anni Novanta del secolo scorso, le unità nuove sono poi uscite dai Chantiers de L’Atlantique di Saint-Nazaire in Francia sopratutto per motivi “commerciali”. MSC si accordò con i cantieri d’oltralpe per subentrare nella costruzione già avviata di due navi ordinate dall’italo-greca Festival Crociere finita in difficoltà economiche.
IL GRUPPO DI TRIESTE
In tempi più recenti la compagnia con sede in Svizzera ha collaborato contemporaneamente con la realtà francese e con quella tricolore di Fincantieri che, dal 2017, ha varato per il gruppo crocieristico i giganti Seaside, Seaview, Seashore e Seascape (tutte oltre i 300 metri e le 150 mila tonnellate). Con l’azienda italiana di Trieste ora guidata da Pierroberto Folgiero, MSC si è anche accordata per costruire le unità che daranno vita al nuovo marchio di lusso Explora Journeys.
NECESSITÀ DI BORDO
Saranno chiaramente a gas naturale liquefatto le Explora 5 e 6 che entreranno in linea nel 2027 e 2028 e per prime verranno equipaggiate con un sistema di raccolta dell’idrogeno liquido che consentirà di utilizzare questo carburante per alimentare una cella a combustibile da 6 MW e produrre così energia a zero emissioni per il funzionamento dalle aree alberghiere durante le soste. È ancora presto per pensare all’idrogeno per spingere l’imbarcazione, ma il contributo di questa fonte all’energia totale necessaria è in forte crescita. La grande World Europa in fase di ultimazione a Saint-Nazaire ha un “dimostratore” a fuel cell da 150 kW, l’unità a bordo di Explora 5 sarà in grado di produrre energia per 6 megawatt. Anche questa quantità non basterà per soddisfare le esigenze di spinta, ma potrebbe essere la risposta per coprire tutti i servizi in porto o in quelle situazioni in cui non c’è il plug-in a cui agganciarsi. Il sentimento sempre più rispettoso dell’habitat, infatti, invita a tenere spenti i motori a scoppio nelle aree portuali e in tutte quelle dove l’ambiente va particolarmente salvaguardato. E per navi da crociera luxury di stazza non particolarmente elevata può essere una variabile che fa la differenza nella programmazione dell’itinerario affascinante.