L'intelligenza artificiale nei motori di ricerca, la sfida: da Perplexity a Gemini

Con l’IA cambia il modo di consultare il web e tramonta l’era dei “search engine” come li abbiamo conosciuti. Nuovi modelli insidiano il colosso tech.

L'intelligenza artificiale nei motori di ricerca, la sfida: da Perplexity a Gemini
di Angelo Paura
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 12:00

Fino a un anno fa nessuno avrebbe messo in dubbio il primato di Google nelle ricerche online: nel giugno del 2023 il gruppo di Mountain View controllava l’88% di un mercato che ha un valore di quasi 200 milioni di dollari l’anno.

E nessuno, allo stesso modo, avrebbe potuto prevedere che i colossi tech avrebbero iniziato a pensare alla fine di un’era, quella dei motori di ricerca per come li abbiamo conosciuti negli ultimi 20 anni: liste di risposte a domande degli utenti, guidate da una parte da un algoritmo che valuta la pertinenza e dall’altra dagli interessi pubblicitari di chi fa inserzioni. Se cercassimo di dare un nome a questo mondo presente, un ottimo compromesso potrebbe essere quello di internet post ChatGPT.

MULTIMODALE

Per spiegare meglio questo passaggio, anzi questa corsa al modello più all’avanguardia, è importante ricordare che solo pochi giorni fa l’amministratore delegato di Google Sundar Pichai ha presentato il nuovo chatbot Gemini, con la promessa di offrire agli utenti di Google un modo nuovo di trovare informazioni sul web che in futuro supererà l’idea stessa di motore di ricerca. «Credo che la transizione a cui stiamo assistendo proprio adesso con l’intelligenza artificiale sarà la più profonda della nostra vita, molto più grande del passaggio al mobile o al web che l’ha preceduto», ha detto Pichai in un comunicato stampa. C’è anche una parola che Pichai e Google ripetono in modo ossessivo: «Multimodale», per descrivere come Gemini non sia stato allenato solo con testi scritti come il modello di OpenAI ma abbia introdotto immagini, audio e codici nella ricetta. Ovviamente sia OpenAI - che ha ricevuto un finanziamento da Microsoft di 10 miliardi di dollari - che Google sono due esempi perfetti di come i big tech stiano cercando di riposizionarsi in un possibile futuro in cui le ricerche online saranno sempre più personalizzate e guidata dall’IA. Esistono anche piccole startup che provano a rivoluzionare il mercato: Perplexity per esempio è un motore di ricerca completamente integrato con ChatGPT, è stato fondato da ex dipendenti di Meta e OpenAI e ha raccolto 74 milioni di dollari da investitori tra i quali Jeff Bezos. Permette di fare ricerche di parole e immagini e fornisce una risposta generata dall’IA, mostrando sia le fonti alle quali ha fatto riferimento sia una possibile conversazione basata sulla richiesta iniziale. Sulla home del sito scorrono delle domande autogenerate come: «Perché le zebre hanno le strisce», «I benefici di acqua e limone», «L’impatto degli allevamenti sul riscaldamento globale» o anche «Quanto pesa una nuvola» e «Tutto sul campionato mondiale di taglialegna». Diversi analisti e osservatori hanno già definito Perplexity un game changer che per la prima volta in decenni potrebbe insidiare il primato di Google: va ricordato che Google è il re del settore ed è seguito a lunghissima distanza da Bing di Microsoft che nonostante una piccola crescita dopo aver introdotto un modello IA, ha solo il 2,79% del mercato.

Altro importante elemento da non dimenticare è la questione della qualità delle risposte fornite da Google che sarebbero sempre meno precise e sempre più affollate da pubblicità e contenuti spam.

TIKTOK

Per questo una delle nuove tendenze è quella di usare Reddit e TikTok come motori di ricerca per scoprire il mondo. Più in generale il futuro dei motori di ricerca IA, una volta superati i problemi con le allucinazioni che continuano a essere un problema persistente in tutti i modelli, promettono un mondo di ricerche meno statiche e più personali ma allo stesso tempo tolgono di mezzo uno dei principali alleati del modello Google: gli editori e i media che stanno già vedendo una diminuzione delle visite, visto che il nuovo paradigma è quello di mantenere gli utenti sul motore di ricerca, evitando che clicchino e si spostino su il sito fonte della notizia. 

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