Ex Ilva, gli investitori arrivano in fabbrica: interesse da India, Ucraina e Italia

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ieri a Milano ha nuovamente parlato del rilancio dell’ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie d’Italia Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ieri a Milano ha nuovamente parlato del rilancio dell’ex Ilva di...
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ieri a Milano ha nuovamente parlato del rilancio dell’ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie d’Italia Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ieri a Milano ha nuovamente parlato del rilancio dell’ex Ilva di...
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 16 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 12:15

In arrivo le visite degli investitori potenzialmente interessati a prendere Acciaierie d’Italia dall’amministrazione straordinaria. «La prossima settimana inizieranno a visitare il sito» annuncia il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a margine di alcuni incontri svoltisi ieri al ministero. Presentato ai sindacati sia il primo schema di piano industriale che il piano di ripartenza per quest’anno, e spedito il piano industriale a Bruxelles per avere dalla Commissione Europea il via libera sul prestito ponte del Mef da 320 milioni, l’azienda si accinge dunque ad aprire le porte a coloro che nelle settimane scorse hanno manifestato al ministro un qualche interesse per l’ex Ilva.

Si sono già palesati gli ucraini di Metinvest - attualmente fornitori di materie prime ad AdI ma in passato, con la precedente gestione societaria, la stessa AdI ha anche prodotto per conto di Metinvest che aveva l’acciaieria Azovstal bombardata dai russi -, gli indiani di Steel Mont e di Vulcan Green Steel, l’italiano Arvedi, ma è probabile che qualche altro possa aggiungersene.

E oggi, intanto, il ministro incontrerà le principali imprese «che utilizzano il materiale siderurgico del nostro Paese per censire il fabbisogno nazionale nei prossimi due anni al fine di allineare la ripresa produttiva degli stabilimenti ex Ilva».

Il ritorno del ministro

E sempre ieri, intervenendo al forum annuale del Comitato Leonardo, Urso ha annunciato che a luglio tornerà a Taranto ed ha detto che «ci stiamo impegnando a far rinascere la siderurgia italiana. Ce la faremo, contro chi pensava di portare a esaurimento i più importanti stabilimenti in Europa, quelli dell’ex Ilva. Con l’amministrazione straordinaria siamo riusciti a riprendere le redini dell’ex Ilva prima che chiudesse anche l’ultimo altoforno. Hanno provato a fermarci, non ci sono riusciti. Sta ripartendo la manutenzione che non è stata fatta in questi anni».

Agli eventuali investitori sarà ovviamente mostrata una fabbrica che è ancora in grandi difficoltà e con una produzione che sino ad agosto rimarrà bassa e con un solo altoforno, ma che nel frattempo ha quantomeno messo le basi per cercare di risalire: il negoziato con la Ue sul prestito ponte, i 300 milioni affluiti in due tranche da 150 ciascuna da Ilva in amministrazione straordinaria, il piano di ripartenza con 330 milioni di lavori tra ripristini e manutenzioni, 280 dei quali a Taranto e 50 negli altri siti, la ricostruzione dei rapporti con le parti sociali - sindacati e imprese - e le istituzioni locali, l’attenzione ai dipendenti.

Sarà intanto prorogato sino al 2030 il contratto di fitto sull’uso degli impianti che lega l’amministrazione straordinaria di AdI a quella di Ilva. Contratto che scade in questo mese, che sarebbe dovuto concludersi con l’acquisto degli asset da parte del gestore e che invece per la seconda volta, dopo il 2022, viene prorogato. I commissari delle due terne (Fiori, Quaranta e Tabarelli per AdI e Danovi, Di Ciommo e Savi per Ilva) ci stavano già lavorando. L’orientamento è quello di far coincidere i tempi della proroga del contratto con quelli del piano industriale, appunto il 2030.

Invece sui 320 milioni del prestito ponte continua il confronto tra Roma (Governo) e Bruxelles (Commissione Europea), con quest’ultima che sta chiedendo vari chiarimenti e ottenendo le relative risposte. Per Urso, l’ok della Ue «giungerà presto sulla base di un piano industriale finanziario» che dimostra come il prestito «sia rimborsabile, come prevedono le regole europee, nei tempi congrui del rilancio industriale. Siamo fiduciosi che la Commissione ci dia ragione e che i 320 milioni di euro si possano aggiungere a quelli già stanziati per consentire la manutenzione e il rilancio dell’ex Ilva».

Circa la possibilità che i dipendenti diretti di AdI (circa 10mila, di cui 8.200 a Taranto) siano esonerati dal presentare al Tribunale di Milano la domanda di insinuazione allo stato passivo per rivendicare i crediti maturati prima dell’amministrazione straordinaria (quote di 13esima, di Tfr ed altre voci economiche), i commissari stanno lavorando, si veda Quotidiano dell’altro ieri. Quest’ultimi hanno manifestato una disponibilità ai sindacati. È un nodo che va sciolto al più presto visto che la prima udienza al Tribunale di Milano è fissata il 19 giugno alle 9.30. In questa fase i commissari si stanno confrontando con lo stesso Tribunale per capire se la strada è percorribile, oppure dal punto di vista giuridico è preclusa. Ci sono delle ipotesi di lavoro, anche supportate, ma alla fine dovrà comunque essere il giudice designato (Laura De Simone, presidente della seconda sezione civile e crisi d’impresa) ad accendere la luce verde o rossa. È chiaro che se il magistrato dovesse mostrarsi favorevole ad escludere i dipendenti diretti dall’insinuazione al passivo - e a quel punto la procedura sarebbe più snella come numero di interessati e quindi più gestibile -, Acciaierie dovrebbe anche porsi il problema delle risorse da trovare per pagare in via breve questi crediti. Un aspetto che i commissari stanno valutando.

Sul fronte interno allo stabilimento, un altro dirigente di prima linea potrebbe essere in uscita dopo Adolfo Buffo, direttore qualità gruppo, Fabio Montin, responsabile degli affari legali, e Domenico Ponzio, a capo degli acquisti e direzione generale supporto operations. Intanto l’azienda avrebbe già inviato ad alcuni dirigenti con un certo numero di anni di appartenenza aziendale, una lettera con cui revoca il cosiddetto patto di non concorrenza. Ovvero l’impegno a non diffondere all’esterno notizie e dati relativi all’attività aziendale. Il patto, una misura ad personam che non rientra nel contratto della dirigenza, prevede l’erogazione di una somma calcolata in percentuale sulla retribuzione. Due le ipotesi circolate su questa iniziativa: una spending rewiew da parte dei commissari ma anche una specie di incentivo alla rovescia. Nel senso che vedendosi tagliata la retribuzione, alla fine ci potrebbero essere dei dirigenti propensi ad uscire volontariamente.

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