Voto di scambio: si legge e si sente spesso, in terra di Bari. «Quello… ai ragazzi per farsi votare gli sta dando 80 euro a persona… 80 euro…». Parlava così, nel 2022, Armando Defrancesco, consigliere municipale di Bari, finito ai domiciliari, con l’imprenditore edile Giuseppe Calisi alla vigilia delle amministrative di Triggiano, riferendosi al 52ene finanziere Nicola Giovanni Nitti, uno dei 72 indagati nell'ambito della stessa inchiesta. Giovedì, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Paola Angela De Santis, sono finite agli arresti otto persone, tra le quali il sindaco della città alle porte di Bari, Donatelli - sospeso dalle sue funzioni -, e Sandro Cataldo, marito dell’ex assessora regionale Anita Maurodinoia. E «già dai toni» della conversazione intercettata «si percepiva il particolare, assai inquietante, di quanto notoria a tutti e particolarmente diffusa - hanno scritto i pubblici ministeri Claudio Pinto e Savina Toscani nella loro richiesta di custodia cautelare - fosse la pratica dell’acquisto illecito del voto nell’area metropolitana di Bari».
A Triggiano mancavano poche settimane al rinnovo del consiglio comunale: «Defrancesco grottescamente si lamentava di come il finanziere Nico Nitti, impegnato in prima persona nella campagna elettorale per sostenere la lista dallo stesso creata e denominata Triggiano Vince, in cui il candidato capofila era sua moglie Angela Melo (prima in graduatoria con 792 preferenze e poi eletta presidente del Consiglio comunale), si stesse spendendo per procacciare voti a suo favore, promettendo ai soggetti interpellati la corresponsione di una somma di denaro pari ad 80 euro a voto».
L'inchiesta
Quello di Nitti è un nome ricorrente nell'inchiesta. Il finanziere, infatti, aveva parlato con Defrancesco, braccio destro di «Sandrino», già a luglio 2021, per riferirgli che «Angela (Melo, la moglie di Nitti) sta candidata ma noi facciamo la lista, quindi io ti ho chiamato per sapere». Anche Nitti supportava Donatelli: «Sì, questo diciamo… e dovrebbe essere confermato in questi termini qua». Defrancesco, invece, si dichiarava fedele a Cataldo sino ad ammettere che «io se mio padre si candida con Petronelli io a mio padre non lo voto… io voto Sandro… a prescindere. Mio padre se fa questa pazzia… mi sta già un po’ rompendo i co… sinceramente… e non voglio bestemmiare perché…». Ed ancora: «Se nel caso dovesse miracolosamente fare la lista Petronelli e mio padre si candida con lui - giurava Derancesco - io gli farò la guerra… fino alla morte… Io non faccio l'errore di cinque anni fa che mi sono messo contro Sandro… non lo farò mai più nella mia vita… mai più».
Secondo la gip De Santis «tale conversazione» ha permesso di evidenziare «la rinnovata e quanto mai “estrema” vicinanza di Defrancesco nei confronti del suo “padrino” Cataldo, tanto da mettersi in contrapposizione persino a suo padre - annota la giudice -, intenzionato a candidarsi in un'altra lista civica non direttamente riconducibile a Cataldo, sebbene con il medesimo scopo di portare voti allo stesso candidato sindaco Donatelli». Non solo: gli inquirenti baresi, infatti, notano altri «numerosi e importantissimi particolari». Tra questi «il timore» di Defrancesco «di mettersi “contro” Cataldo, confermando ulteriormente il suo potere ed il suo ascendente, la figura di primo piano di Cataldo all'interno del panorama politico locale, con cui interfacciarsi anche per individuare i soggetti da inserire nelle liste» e «la creazione, ad opera di Nitti, di una lista civica a sostegno del candidato sindaco Donatelli, a capofila della quale inquadrare sua moglie: Angela Melo». Fu la più suffragata di Triggiano.