Giovinette, la squadra di calcio femminile che sfidò il duce. Curino: «Ci insegnano a lottare per quello in cui crediamo»

Giovinette, la squadra di calcio femminile che sfidò il duce. Curino: «Ci insegnano a lottare per quello in cui crediamo»
di Giuseppe MARTELLA
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Sabato 6 Aprile 2024, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 09:37

Una storia di amicizia tra donne caparbie e «oserei dire cocciute». Questo è “Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce”, spettacolo in cartellone questa sera alle 20.45 a Teatro Koreja di Lecce. Una trasposizione teatrale tratta dal romanzo di Federica Seneghini, adattato da Domenico Ferrari, per la regia di Laura Curino, Premio Ubu e fondatrice del Teatro Settimo di Torino. 
Curino, da dove nasce l’urgenza artistica di portare in scena “Giovinette”? 
«Il punto di connessione principale è la realtà della storia, la realtà del Gruppo Femminile Calciatrici Milanese, la testimonianza di chi di quella squadra di calcio femminile fece parte. Da qui il libro della Seneghini, la sua lettura e la voglia di farne una riduzione drammaturgica curata da Domenico Ferraro e affidata alla mia regia. Un compito che ho accolto con grande passione. Nasce tutto dalla realtà e forse questo è uno dei segreti del successo di questo spettacolo». 
Una caparbietà tutta declinata al femminile.
«Che abbiamo portato sul palcoscenico mettendo in rilievo le differenze anche fisiche delle protagoniste, mettendo insieme una donna minuta, una molto alta e una più formosa che raccontano da adulte la loro avventura di ragazzine amanti del pallone e di fondatrici della prima squadra femminile. Nella narrazione c’è la voce di Marta Boccalini, lodigiana di famiglia antifascista consapevole che entra in squadra con tre delle sue quattro sorelle; quella di una giovane donna proveniente invece da un ambiente sinceramente fascista e soddisfatto di esserlo, allineata ai modelli femminili dell’epoca. E c’è poi la Strigaro, lo scricciolo senza famiglia che trova la strada guida nello sport. Lei è la cocciuta del gruppo, scrive a tutti i giornali sportivi del tempo e a tutti i giornalisti convinta che fino quando la squadra non sarà conosciuta pubblicamente non esisterà davvero». 
Un impegno collettivo che porta le Giovinette a divenire un fenomeno.
«La società, grazie a un vulnus normativo, riesce a farsi riconoscere dal Coni, sono sempre più le ragazze che entrano in squadra.

Una crescita che il regime fascista non può ammettere, legato com’è a una iconografia della donna del tutto differente. Ed ecco le regole stringenti, i divieti e il tentativo di ridimensionare la portata rivoluzionaria dell’impegno di queste giovani donne. Costrette a fermarsi, ma per sempre rimaste nella storia come le giocatrici della prima squadra femminile di calcio».


Quanto conta essere caparbi e lottare per i propri sogni e ideali oggi?
«La capacità di perorare le cause nella quali si crede, quella di riconoscere le ingiustizie e di combatterle cercando di avere la meglio su di loro è fondamentale perché l’umano resti umano. A questa riflessione vuole, tra le altre, condurre lo spettacolo: è necessario spingere uomini e donne assieme perché la conquista della parità di genere si realizzi. Per questo abbiamo l’auspicio che lo spettatore entri nelle pieghe della messa in scena, ne tragga nutrimento e possibilità di pensieri nuovi». 
Lo spettacolo sarà preceduto alle 18.45 dall’incontro “Lo sport tra emancipazione e libertà”. Intervengono il professore Luigi Melica di UniSalento, Rossella Ricchiuto, già segretaria generale del Cus Lecce, la capitana del Lecce Women, Serena D’Amico e Roberto Cazzato dell’Accademia Scherma Lecce. In collegamento l’autrice del romanzo “Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce”, Federica Seneghini.
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