Marchionna sulla corsa a Capitale italiana della cultura 2027: «La porta del Mediterraneo è il cuore del nostro progetto»

L'annuncio della candidatura di Brindisi durante l'evento in ricordo dell'ex sindaco Domenico Mennitti
L'annuncio della candidatura di Brindisi durante l'evento in ricordo dell'ex sindaco Domenico Mennitti
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 9 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:04

Dovrebbe essere il ruolo di Brindisi come “porta” sul Mediterraneo uno dei temi portanti della candidatura del capoluogo messapico a Capitale della cultura italiana per il 2027. A spiegarlo è il sindaco Giuseppe Marchionna, che comincia ad anticipare alcuni dettagli di un percorso che durerà diversi mesi e che culminerà nella primavera del 2025 con la scelta ufficiale da parte del Consiglio dei ministri.

Sindaco, come è nata la candidatura?

«È nata dal fatto che da mesi stavo coordinando una serie di progetti.

Innanzitutto, ho fin da subito confermato lo schema di lavoro delle Case di quartiere che io stesso ho definito avamposti di democrazia partecipata. Per questo ho avuto qualche piccola fibrillazione in maggioranza ma sono andato avanti. L’idea, quindi, è partita da lì e su questo terreno si sono innestati una serie di nuovi progetti. Uno di questi riguarda l’educazione nelle scuole ad un concetto che cerco di propagandare da sempre: quello della cittadinanza responsabile. Poi ce n’è un altro, che è il Pon Metro, più ricco e complesso, che si fonda sull’attività delle Case di quartiere e che ha quattro o cinque finalità decisive sul versante della partecipazione, dell’inclusività sociale, dell’attenzione all’ambiente e della democratizzazione. Prima che uscisse il bando, inoltre, avevo già collaborato a definire la nuova attività del Mediaporto a cura di Luigi D’Elia insieme a Simonetta Dellomonaco, proponendo di sottoscrivere un protocollo d’intesa con la Fondazione Verdi e col Comune, considerato che tutti questi progetti hanno un minimo comune denominatore sul quale operano, che sono i ragazzi. A questo punto c’erano tutti i presupposti e la cosa è venuta naturale. Ce l’avevo in testa da una vita e mi è sembrato giusto annunciarla nel giorno della commemorazione di Mimmo Mennitti, visto che anche lui aveva lanciato questa idea, sulla quale però purtroppo poi si era fatto davvero poco».

Come mai?

«Perché devi avere un capo-progetto, due o tre grandi linee di intervento su cui ragionare e da sviluppare. Noi, per ora, un obiettivo lo abbiamo già raggiunti: tutti i Comuni della provincia, con alla testa il presidente dell’ente provinciale Toni Matarrelli, si sono uniti intorno a questa idea. E fare sistema è una cosa che ci fa bene. Si tratta, dunque, di uno sforzo reale. Perché se non disegni, non ipotizzi, non immagini un futuro, su quali basi vuoi immaginare la convivenza civile in una città difficile e contraddittoria come questa? Certo, capisco che possa sembrare che abbiamo “solo” gettato il cuore oltre l’ostacolo ma nella realtà credo davvero che abbiamo delle ottime carte in mano. E non voglio parlare di “assi”».

C’è un’idea di base, un tema già stabilito e che sarà la colonna portante della candidatura di Brindisi?

«Il bando dice che alla base ci devono essere inclusione sociale, partecipazione popolare, attenzione all’ambiente. Tutte caratteristiche obbligatorie, che vanno declinate rispetto ad una grande idea di fondo. Un tema che io porto avanti da sempre e che è il rapporto di Brindisi con il Mediterraneo. Il come ed il perché vedremo di precisarli lungo la strada ma lo facciamo perché da questo punto di vista abbiamo dei vantaggi competitivi obiettivi. Perché, per esempio, in termini di innovazione sociale e partecipazione siamo una delle sole quattro città in Italia ad avere le Case di quartiere. Tre sono al nord, e sono Padova, Bologna e Torino. E noi siamo l’unica al sud. La seconda questione è che, storicamente, siamo il collegamento, la “porta”, tra l’Europa, il Mediterraneo e l’Oriente. Un ruolo significativo, in un momento come questo, con la guerra tra Israele e Palestina, gli accordi del governo sui migranti con Tunisia ed Egitto e lo spostamento dei flussi, di nuovo, verso la Turchia. Cosa che ci mette di nuovo al centro del fenomeno. In questo senso, noi siamo la città della ibridazione mediterranea, dai romani, ai crociati e fino al giorno d’oggi. Per non parlare di tutte le transizioni che stiamo vivendo, da quella ecologica a quella industriale».

Sarà una candidatura in collaborazione con altri Comuni?

«È presto per dirlo. Ma ho molto apprezzato, e ci conterò molto, il sostegno di tutti gli altri Comuni, della Provincia, delle associazioni come Federalberghi, dei sindacati. È chiaro che ci sarà una larghissima mobilitazione generale. Ma per fare questo dobbiamo prima definire un’ossatura. Io ce l’ho in testa ma dobbiamo individuare rapidamente il direttore di questa operazione. Poi a lui o a lei affideremo il compito dell’ascolto, su un canovaccio che c’è già».

C’è già qualche idea sul direttore? Il nome che circola in queste ore è quello di Chris Torch.

«Ci stiamo parlando. Ci sono un po’ di cose da fare. C’è da costruire una rete istituzionale, anche col mondo imprenditoriale. E ci vogliono sponsor. Ma con idee, forze e convinzione, le risorse si trovano. Una volta individuato il direttore e la squadra, chiamerò tutti, a partire dall’associazione degli industriali, perché questa è la battaglia della vita. Ma anche un messaggio che ho voluto lanciare, per dire: “Cominciamo ad immaginare il nostro futuro e smettiamola di litigare sulle banalità quotidiane”».

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