Tre casi di violenza di genere in poche ore, la Questura: «Fenomeno troppo presente a Viterbo»

Al centro il vicequestore D'Amico e il capo della Mobile Tundo
Al centro il vicequestore D'Amico e il capo della Mobile Tundo
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 30 Giugno 2021, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 15:50

Violenza di genere, «fenomeno troppo presente nella provincia di Viterbo». Il vicequestore Roberto D’Amico e il capo della Mobile Alessandro Tundo tracciano un primo bilancio dell’attività contro la violenza sulle donne del primo semestre del 2021. «I casi sono in aumento - afferma il vice Questore D’Amico - anche a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. Nell’ultima settimana abbiamo riscontrato tre casi contemporaneamente». Tre donne si sono presentate negli uffici della Questura per denunciare mariti e fidanzati violenti e oppressivi.

«Nel primo caso - spiega il dirigente Tundo - una donna moldava che per 11 anni ha subito le violenze fisiche e psicologiche del marito ha trovato la forza di denunciare. Dopo l’ennesima aggressione siamo intervenuti e per l’uomo è scattata la misura dell’allontanamento, mentre la donna e i figli sono stati accolti in una casa protetta». Il secondo e il terzo caso hanno invece un unico filo conduttore. «Si tratta di due fidanzati giovani che non accettando la fine della relazione hanno iniziato a perseguitare le ragazze. In alcuni casi inviato anche 150 sms al giorno. Le vittime impaurite e sfiancate si sono venute e denunciare e anche in questi casi è scattata la misura dell’allontanamento e il divieto di comunicazione».

Dall’inizio del 2021 la polizia ha seguito 40 casi di violenza di genere. «E’ un fenomeno con cui ci dobbiamo confrontare quotidianamente - dice Tundo -, e si sviluppa sempre in modi diversi e imprevedibili.

Per questo è necessario, e qui oggi ringrazio tutti gli attori, fare rete tra istituzioni procura, uffici della questura, ospedali, case rifugio, centri antiviolenza e scuola». La polizia per intervenire sul fenomeno ha due strade diverse. «Prevenzione e repressione - spiega D’Amico -. Nel primo caso viene utilizzato lo strumento delle ammonizioni. Le vittime che non si sentono sicure di denunciare possono ricorrere a questo strumento. L’aggressore viene ammonito e se sbaglia ancora si procede d’ufficio anche senza la querela. Nel primo semestre sono stati 21 i decreti di ammonimento emessi dal questore. E’ risultato particolarmente efficaci per quei casi in cui la vittima non vuole arrivare in tribunale. Sul fronte della repressione ci sono ovviamente le misure cautelari. Quello che voglio sottolineare - dice ancora il vicequestore - è che abbiamo gli strumenti per fermare le situazioni di degrado. Denunciate, non subite possiamo intervenire e mettere fine al dolore. E si può scegliere come farlo. Evitiamo le tragedie».

Il quadro della Questura sulla violenza di genere non ha caratteri specifici. «E’un fenomeno trasversale, che prende tutte le fasce d’età e i ceti sociali. Per questo va fatta prevenzione. E a Viterbo stiamo assistendo a diversi casi con vittime in età scolastica».

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