«No alla chiusura dei mercati», ambulanti sul piede di guerra

«No alla chiusura dei mercati», ambulanti sul piede di guerra
di Luca Telli
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Domenica 18 Ottobre 2020, 09:21

Un pericoloso precedente. Vincenzo Peparello, segretario provinciale di Confesercenti, non lo dice apertamente ma è un pensiero che striscia e una preoccupazione che monta. Il riferimento è all'ordinanza di venerdì mattina con cui il sindaco di Civita Castellana Luca Giampieri ha messo il lucchetto al mercato del sabato e a quelli rionali. Uno stop deciso per contenere la crescita dei contagi dopo una settimana da bollino rosso, vincolato alla curva dell'epidemia e che, per questo, potrebbe dilatarsi nel tempo pesando sui bilanci di imprese e famiglie: fiaccate da mesi di serrata primaverile e appesantite dalla bassa stagione estiva. Per Peparello i mercati restano «tra i luoghi più sicuri» per ragione intrinseca al modus lavorativo. «Non ci sono pareti, il ricambio d'aria è naturale e non forzato. Distanziamento sociale e contingentamento possono essere gestiti meglio rispetto ad altre situazioni». Su ipotetiche nuove misure restrittive, come si sta discutendo per ristoranti e bar, punta i piedi. «Le linee guida ci sono, sono quelle emanate dalla Regione Lazio a maggio. Stanno funzionando e non c'è ragione di inasprire i toni». E aggiunge: «Ogni eventuale provvedimento va valutato insieme all'autorità sanitaria e comunale. Servono tavoli di concertazione in cui il buon senso sia la ratio dalla quale muovere. Arginare l'epidemia è la priorità, nessuno vuole rivivere quanto successo e visto in primavera, ma vanno tenute in considerazioni anche le necessità dei lavoratori, in questo caso specifico degli ambulanti». Settore tra i più colpiti dall'emergenza sanitaria (circa il 25% delle imprese è a serio rischio chiusura) che, a differenza di bar e ristoranti, non ha avuto l'ombrello della stagione estiva: con un turismo concentrato nel solo mese di agosto e un orologio biologico tarato sui mesi invernali. Una crisi durissima per la cura delle quale serve allargare fronti e spettro d'azione. «Permettere agli ambulanti di lavorare non basta. Serve fare di più conclude Peparello -. Il settore va sostenuto con un sistema di fiscalità agevolata e di finanziamenti. Senza, la categoria è a rischio estinzione». A Viterbo, dove l'onda dei contagi fa più paura, l'effetto Covid è tornato a pesare. Poca gente in giro al Carmine con qualche piazzola rimasta vuota e la fuga dei commercianti dal capoluogo che amplia il numero di fuggitivi. «Quella di ieri è stata la peggiore giornata in assoluto da quando il mercato è stato spostato spiega Giulio Terri, rappresentante dell'ANVA . La paura è solo una componente del problema. Il vero scoglio è la logistica, componente che con questa emergenza diventa ancora più importante. Agevolare il transito di persone deve essere la priorità. Mancano poi i servizi essenziali, a cominciare dai bagni che sono stati messi a disposizione poche volte. Il Sacrario? Sembra diventata una di quelle storie tristi in cui chi ascolta si gira dall'altra parte: con mesi duri davanti potrebbe essere davvero l'ultima chiamata».
 

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