Daniele De Santis, il papà: «Il nostro dolore non si può capire, ma solo immaginare. La rabbia? Una punizione». Il ricordo a Unisalento

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«Ma è possibile che sia successa una cosa del genere? Purtroppo sì, è successa e Daniele non c’è più, anche se sua mamma e le sue sorelle continuano a parlarne al presente». Fernando ricorda così suo figlio Daniele De Santis, l’arbitro 33enne barbaramente ucciso a coltellate nel settembre del 2020. Lo fa a margine del seminario organizzato ieri da Unisalento e dal titolo “Tecnologia e classe arbitrale. Le nuove prospettive del calcio”. Era questo il tema della sua tesi di laurea in Giurisprudenza. Daniele aveva concluso il percorso di studi e coltivava un grande sogno: arbitrare in Serie A. Era in C, la A l’ha raggiunta, con una promozione nel Can, quando ormai non c’era più. Il suo ricordo, come quello di Eleonora alla quale è stato dedicato un seminario la scorsa settimana, è vivo negli studenti dell’Ateneo salentino, in chi ha partecipato a una mattinata nella quale la commemorazione si è intrecciata in modo inestricabile con quanto Daniele aveva messo nero su bianco in quella tesi. Tecnologia e arbitraggio, anni prima che la var diventasse realtà. E la svolta tecnologica nel mondo del calcio gli era piaciuta. Un modo per dire che Daniele ed Eleonora mancano a tutti. 

L'articolo completo di Giuseppe Andriani sul Nuovo Quotidiano in edicola domani, 5 maggio.