Il rientro dei cervelli in Italia: parla il direttore IIT Roberto Cingolani

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“Il ricercatore è uno che fa questo lavoro per passione: vuole avere un laboratorio molto attrezzato e un ambiente per fare ricerca di alto livello e regole chiare di valutazione ed essere autonomo. I nostri ricercatori vengono selezionati e reclutati con meccanismi di stampo internazionale da esperti esterni (e una volta avuta la loro posizione non hanno un capo e sono responsabili del loro budget di ricerca). I nostri salari hanno una parte che dipende dai risultati ottenuti come ad esempio quanto brevettiamo. Queste regole internazionali sono riconosciute da quelli che rientrano dall'estero e dagli stranieri come le regole dei posti dove hanno lavorato. E questo è il motivo per cui abbiamo gente da 50 nazioni e un 17/18% di italiani rientrati dopo lunghe permanenze in diversi paesi del mondo. Sono stati attratti dal nostro istituti perché hanno trovato lo stesso humus internazionale”. Questo il trucco che permette all'Istituto italiano di tecnologia di Genova di invertire la rotta della cosiddetta 'fuga dei cervelli' e far entrare nella propria squadra tanti professionisti italiani che precedentemente hanno lavorato all'estero. A spiegarlo Roberto Cingolani, nanotecnologo e direttore scientifico dell'Istituto, specializzato nella ricerca di base e in quella applicata, in campi che vanno dalla robotica alla chimica dei materiali, dalle nanotecnologie alle neuroscienze