Meriam, condannata in Sudan per adulterio, arrivata in Italia

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Meriam Yehya Ibrahim, la cristiana che era stata condannata a morte in Sudan per apostasia, è arrivata in Italia, all’aeroporto di Ciampino, con il marito e i due figli. A bordo del volo della presidenza, con la famiglia Ibrahim, c'era il vice ministro agli Affari esteri Lapo Pistelli, che una volta sceso dal velivolo ha spiegato che “Meriam e i due figli stanno bene e sono in ottima forma” e che “il Santo Padre è stato informato ieri dalla presidenza del Consiglio" dell'arrivo di Meriam "e ha espresso la sua gratitudine e la sua gioia". Meriam si trovava dal 26 giugno insieme al marito e ai due figli nell'ambasciata statunitese di Kartoum. Ventisette anni, sudanese di religione cristiana, era stata condannata a cento frustate e poi all'impiccagione lo scorso maggio, per apostasia, cioè abbandono della propria religione, e adulterio. Quando fu condannata era incinta di otto mesi. Poi una corte di appello ha cancellato la sentenza. Il 23 giugno era stata scarcerata. Il giorno successivo, però, la donna era stata fermata nuovamente all'aeroporto di Kartoum insieme al marito e ai due figli mentre stava tentando di lasciare il Paese. Di nuovo rilasciata, si era rifugiata con la famiglia all'ambasciata Usa. Oggi l'epilogo positivo.