Quando la musica fa vibrare l'anima: “Aremu rindineddhamu” è da brividi

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Solo i cuori di ghiaccio resterebbero impassibili ascoltando il celeberrimo brano di Giuseppe Aprile, “Aremu rindineddhamu”, interpretato da Roberto Licci, voce storica dei Ghetonia, uno fra i più importanti, conosciuti e amati gruppi di musica popolare del Salento. E ieri sera, la magia della voce di Licci - amabilmente accompagnata dal canto della voce altrettanto bella del figlio Emanuele (fra i componenti del Canzoniere Grecanico Salentino) e dalla musica di Salvatore Cotardo - si è ripetuta nella Casa dei Kalimeriti, a Calimera appunto.

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La sede dell'associazione in via Mairo, civico 28, è stata il ventre entro il quale quella melodia nostalgica è rinata, ha rivissuto ancora, scaldando i cuori dei presenti e - se la ascolterete - anche i vostri. La serata era intitolata "Solo popolare". «Quando nel 1973 la riscoperta e valorizzazione della cultura popolare erano solo parole e sentimento Roberto Licci c’era. In quelli anni fantastici - ha introdotto Renato Colaci, presidente di Kalimeriti - nessuno poteva immaginare ciò che questo fenomeno sarebbe diventato. Amare o no la cultura popolare era una precisa scelta di campo: si era da una parte o dall’altra. La scelta di molti si sarebbe poi tramutata in rivoli d’amore e di coltello che avrebbero concepito musicanti, festival, ragni danzanti, notti di tarante e contaminazioni sfrenate. I padri portano i figli e così Emanuele Licci manifesto vivente di una generazione nutrita a rock e pizzica esprime la meraviglia dell’inatteso, il miracolo del non detto. I Licci sono di poche parole e di bocca buona. Salvatore Cotardo, anima musicale, anche lui parla poco ma ha molto fiato e il suo soffiare diventa melodia, forza d’amore che completa l‘aria».