La video intervista a De Giorgi: "Ragazzi fantastici, così ho costruito il trionfo mondiale"

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Il fil rouge, anzi il filo azzurro, tra il mondiale vinto in Giappone nel 1998 e quello vinto a Katowice ieri è tutto in Fefè De Giorgi. Salentino di Squinzano, ha vinto tre mondiali da giocatore in quella famosa generazione azzurra che fece innamorare proprio tutti (Brasile '90, Grecia '94, Giappone '98). Squinzano, poi la Serie A1 con i Falci di Ugento nella prima metà degli Anni ottanta, il primo scudetto a Modena, tutti i trofei messi in fila con Cuneo: due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, due Coppe Cev, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea, le sue 330 presenze in nazionale. Perchè l'azzurro è tatuato dentro, lui che è sempre sobrio, negli atteggiamenti, nelle parole estremamente misurate, in tutto. Un gigante di 1,78 metri, paradosso della pallavolo, ma che importa? A lui, evidentemente, niente. Lo aveva confessato a Quotidiano, un paio di mesi fa, quando fu “testimonial” del nuovo sito di questa testata, in una serata conviviale nel centro di Lecce. “In Salento carico le pile”. Ha vinto a casa dei polacchi, che lo avevano esonerato dopo pochi mesi qualche anno fa. “I miei ragazzi – ha raccontato ieri – sono innamorati di questi colori, della nostra nazionale. Mi prendo il merito di averli scelti e allenati, ma loro sono veramente fantastici, sono stati eccezionali. Quello che rimane è la cosa più importante”. E poi davanti ai microfoni della Rai chiede la zoommata sulla medaglia. A proposito di rivincite non dette: “Il prossimo Europeo? Lo giochiamo a Katowice, qui ci porta bene”, scherza.

Video: Federazione Italiana Pallavolo