Coronavirus, reportage da Codogno: scuole e bar ancora chiusi, ma riapre l'edicola

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di Caterina Carpanè

Tornare alla normalità passa anche da un gesto, a volte dimenticato, spesso automatico, come comprare un quotidiano il mattino. Oggi Codogno, la cittadina lombarda da sabato in quarantena per la diffusione del coronavirus, si è svegliata con un sorriso: le strade sono vuote, le scuole restano chiuse, i bar sono ancora inaccessibili, ma le edicole finalmente hanno potuto rialzare le serrande.

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«Abbiamo saputo della possibile riapertura ieri in mattinata quando il nostro distributore ci ha chiesto se fossimo disposti a rientrare - fa sapere Ornella Dadda de “Lo Zibaldone”. – Noi abbiamo subito dato la disponibilità, volevamo che la nostra attività riprendesse. Poi nel corso della giornata c’è stato un susseguirsi di informazioni fino a quando è arrivato il via libera dalla Prefettura e, in serata, la comunicazione del sindaco». Una notizia che in molti aspettavano: «Io sono corsa subito a mettere dei biglietti sulla vetrina per avvertire della riapertura: i giornali sono mancati tantissimo».

Il poter affidarsi nuovamente alla stampa è stato accolto con entusiasmo e uno spirito nuovo: «Avete presente cosa succede quando si va in astinenza? È stato così! Ovviamente avevamo un’offerta ridotta, ma tutto ciò di cui disponevamo è andato a ruba, sia quotidiani che riviste. E da domani ci sarà molto di più». È serena Ornella, molto di più dei giorni scorsi: «Dover chiudere è stato un duro colpo, emotivo ma anche economico. Lunedì abbiamo dovuto far fronte a diversi pagamenti, il danno che ci ha provocato questa quarantena è stato pesante, ma per fortuna oggi le cose vanno meglio: tutti noi di Codogno abbiamo una grande voglia di ricominciare».

E ricominciare tutti insieme: «Questa vicenda ci sta restituendo una comunità molto unita. Nessuno si è opposto alle disposizioni e anche qui nella nostra edicola tutti hanno avuto molto rispetto: senza imposizioni, i clienti si sono presentati con qualcosa per coprire il viso e sono entrati in gruppi di due persone al massimo, - spiega ancora la signora Dadda. – Ormai abbiamo più paura di poter contagiare gli altri che di prendere noi stessi il virus. Il terrore per quella situazione che all’inizio pareva disastrosa ora si sta diluendo».

Ornella Dadda è legatissima alla sua città e non accetta che Codogno in futuro venga ricordata solo come il paese del Covid-19: «Non è bello essere additati sempre come quelli che ne hanno permesso la diffusione. Le parole del presidente Conte sul nostro ospedale ci hanno fatto male. Dobbiamo solo ringraziare tutte le persone che ci lavorano, fanno turni massacranti, 12-13 ore al giorno sempre con quella tuta di protezione», commenta, prima di concludere: «Spero che nei prossimi giorni altri esercizi commerciali possano riprendere le loro attività. Insomma sorridiamo ancora a denti un po’ stretti, ma andiamo avanti».