Corigliano, sit-in contro l'apertura della discarica: «Si trova sulla falda». Ma manca l'indicazione di un altro sito

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Scongiurare a tutti i costi l'apertura della discarica di Corigliano. Lo chiedono a gran voce associazioni, movimenti civici e soprattutto i sindaci del territorio che si ritroveranno questa mattina in località Scomunica per dare un segnale in particolare alle istituzioni.
La «scelta infelice» del sito posto sopra la falda acquifera che alimenta buona parte dei comuni del Salento, inizia a preoccupare vista l'imminente chiusura di Burgesi e di altre discariche in Puglia che arriveranno al limite entro i primi mesi del 2022. Una manifestazione pacifica che punta a spingere la politica a prendere una posizione chiara, immediata ed efficace per risolvere un problema annoso e complicato da mettere a posto senza scontentare nessuno.


Il sindaco Dina Manti, che da anni si batte perché venga stralciato una volta per tutte un sito che ha un'importanza capitale nell'alimentazione idrica del territorio, ha scritto nei giorni scorsi ai consiglieri regionali, all'Acquedotto, ai politici locali, puntando su una sensibilizzazione che, ad oggi, non è più rinviabile.
«Ho lanciato un appello - spiega - affinché il problema di Corigliano diventi un punto di riflessione utile per chiudere il ciclo dei rifiuti in maniera virtuosa. Ad oggi le discariche sono sempre meno al centro del ragionamento ambientalista. L'ecosistema si preserva facendo ognuno la propria parte, dando un contributo fattivo alla selezione dei materiali di scarto, non buttando via tutto non curandosi delle conseguenze». Ma nessun sindaco finora ha risposto alla Manti, che parte dalla considerazione, fatta propria anche dal Piano regionale dei rifiuti, che la raccolta differenziata può cambiare il modello di approccio ambientale. Da qui la spinta affinché i rifiuti da gettare siano sempre meno, potenziando la differenziata: «Se tutti i comuni - puntualizza - avessero raggiunto almeno il 65% della raccolta, a quest'ora non sarebbe utopico pensare di fare a meno di una discarica la cui apertura presenta rischi enormi. E addirittura, se non si trovasse l'alternativa, con quella percentuale di riciclo, gli scarti si potrebbero portare fuori provincia, con un sacrificio molto tenue».
Con lo stralcio di Corigliano e la chiusura di Ugento, il territorio si troverebbe di fronte ad un'impasse che potrebbe essere sciolta solo con due opzioni, cioè il reperimento di un altro sito, meno rischioso di località Scomunica, oppure caricare i camion per raggiungere altri impianti nelle province pugliesi. Questa seconda possibilità sarebbe ovviamente temporanea, anche perché non produttiva nel percorso che il Piano regionale dei rifiuti, in discussione martedì prossimo nell'assise regionale, vuole portare a termine individuando almeno un impianto di compostaggio nel Salento e utilizzando, in maniera sempre meno frequentemente, lo sversamento nella discarica coriglianese concepita per restare aperta fino al 2025.


Nei giorni scorsi inoltre, diverse osservazioni per migliorare il Piano regionale dei rifiuti sono state prodotte da Italia nostra, sezione del Sud Salento, come sottolinea il presidente Marcello Seclì. «Nel nostro documento - evidenzia - si mette in luce che l'apertura della discarica di Corigliano d'Otranto, se pur autorizzata, finora è stata bloccata dall'opposizione delle comunità, delle associazioni e dei comuni in ragione dell'esigenza di tutelare la falda acquifera principale dell'intero Salento, mentre invece sembrano poco definite, seppur sempre centralizzate, le previsioni impiantistiche per il trattamento dei prodotti della raccolta differenziata, che dovrebbero costituire il fulcro del nuovo sistema di raccolta e trattamento, ad eccezione di quello previsto per il trattamento di rifiuti cellulosici ad Ugento». L'associazione chiede che il Consiglio regionale pugliese che, in sede di discussione ed approvazione del Piano siano accolte le osservazioni e le proposte presentate. «Bisogna porre fine al sistema oligopolistico - conclude Seclì - che ad oggi ha governato il settore dei rifiuti in Puglia, prevedere che in provincia di Lecce siano previsti impianti di compostaggio di piccola taglia (massimo 15.000 tonnellate) a gestione pubblica e che la discarica di Corigliano d'Otranto non sia messa in esercizio al fine di tutelare il bacino idrografico sottostante».

(A cura di Maurizio Tarantino)