A Melpignano l'ultimo spettacolo per Daniele Durante, fra lacrime e pizzica

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«La musica che ha amato incondizionatamente, la musica che lo ha tenuto aggrappato alla vita e che lo ha aiutato anche in quest'ultimo passaggio»: così dice la moglie Francesca. Quella musica risuona ancora, è eredità. Ed è il motivo per cui l'ultimo saluto a Daniele Durante è stato un bellissimo medley di sorrisi e lacrime dolci, di parole e musica, di parenti, amici, colleghi e sinceri estimatori. Un ultimo spettacolo tutto per lui, improvvisato live nel chiostro dell'ex convento degli Agostiniani di Melpignano. Al ritmo del tamburello e al suono del violino del figlio Mauro. Lì dove a mezzogiorno ieri è stata allestita la camera ardente e dove, nel rispetto delle norme anti-Covid, alle 17 si è svolto il breve rito laico per l'ultimo saluto al maestro Durante.

Uno dei maggiori esperti di musica popolare, tra i fondatori del Canzoniere Grecanico Salentino insieme a Rina Durante, e dal 2016 direttore artistico della Notte della Taranta a cui partecipò attivamente fin dalla prima edizione, nel '98, affiancando Daniele Sepe.
Durante è morto a 66 anni, nella sua casa a Lecce per un tumore che l'aveva colpito da tempo. Tra i tanti messaggi di cordoglio alla famiglia - la moglie Francesca e i figli Caterina, Ernesto Niceta, Mauro e Flavio - anche quelli del ministro della Cultura, Dario Franceschini. «Addio al genio della pizzica. La cultura italiana perde un grande artista e uno dei maggiori esperti di musica popolare - scrive il ministro - grazie all'impegno e alla passione con cui ha guidato la direzione artistica della Fondazione della Notte della Taranta, la manifestazione è diventata un simbolo della vivacità culturale della Puglia e di tutto il Paese e un esempio di successo straordinario per come si è saputa rinnovare mantenendo i propri caratteri originali».


La cerimonia si è aperta ieri con il saluto del sindaco di Melpignano, Valentina Avantaggiato, a cui è seguito un emozionato Massimo Manera, presidente della Fondazione della Taranta. Lo ha ricordato anche anticipando «il prossimo lavoro, un innovativo concerto digitale, condotto da Daniele fino alla fine, fino a qualche giorno fa - dice Manera - e il cui risultato vedrete a breve. Era sempre al fianco del musicisti dell'orchestra della Taranta, accompagnandoli nel mondo, anche con il peso della malattia. Era un faro. A cui chiediamo un ultimo favore. Di continuare ad accompagnarci in questo viaggio».
Poi, è stata la moglie Francesca a indirizzare l'ultimo saluto nel modo in cui Daniele avrebbe voluto, regalando ai presenti un racconto del marito di pura tenerezza e bellezza, anche nel dolore. «Francè, ce la faccio, posso andare a suonare», dice lei citandolo e ricordandone la forza. «Ha amato incondizionatamente la musica e questa terra. Diceva che soffriva vedendo gli ulivi soffrire: “Questa terra si sta ammalando” ripeteva. E tu con lei, Daniele mio». Così continua la moglie, prima di leggere due dei tanti versi di Bodini da lui musicati: Qui non vorrei morire dove vivere mi tocca, mio paese, così sgradito da doverti amare.


Mentre la banda continua a scandire qualche passaggio, sono già pronti i tamburelli. Anzi prima il violino del figlio Mauro, oggi alla guida del suo Canzoniere. Accanto alla bara si uniscono poi gli altri musicisti del gruppo e sempre, al ritmo di pizzica, pian piano arrivano anche tutti i musicisti della sua Taranta. E, infine, i ballerini, a danzare accanto a lui.
Nella sua lunga carriera aveva consegnato brani indimenticabili della tradizione popolare. Ha contribuito a trasformare il folklore salentino in un genere riconosciuto e apprezzato in ogni parte del mondo. Sue le note della celebre Quistione Meridionale. Nel 2014 aveva scritto la canzone di lotta No Tap e, nel 2015, Xylella, brano denuncia sulla morte degli ulivi. Tra gli innumerevoli messaggi lasciati sul quaderno bianco all'ingresso del chiostro: Daniele è già poesia che torna a consolare i nostri cuori.

(A cura di Azzurra De Razza)