Un castello così probabilmente lo vedreste solo a Disneyland; con la differenza che questo è un castello vero. Benvenuti a Torre Alfina, borgo annoverato fra i più Belli d’Italia nel comune di Acquapendente, fra le verdi colline del Viterberbese che fanno da cornice alla via Francigena. Il Castello, che affaccia su un giardino panoramico con un labirinto di siepi di bosso, domina il delizioso borgo di pietra e fu eretto nell’Alto Medioevo come punto di avvistamento (siamo a quota 600 metri di altitudine) sulle vallate circostanti; fu poi un insediamento longobardo e venne completamente restaurato nell’Ottocento.
In questi giorni dame, cavalieri, menestrelli e templari hanno riportato il Castello alle tipiche atmosfere medievali, con una spettacolare rievocazione storica in costume.
Torre Alfina è detto anche “il borgo della poesia”, per i versi poetici che sono da ornamento alle mura di alcune case. Qui il vecchio e il nuovo camminano a braccetto, e non è raro imbattersi, nel cuore dei vicoli medievali, in murales o installazioni di arte contemporanea, magari sui tetti delle case. Il Castello del borgo (http://www.castellotorrealfina.com) è avvolto, così come il Bosco, da antiche e misteriose leggende: se nel Bosco del Sasseto la tradizione popolare vuole che si rifugiasse un licantropo per bere, di notte, nelle acque della sorgente, nelle torri del Castello si narrava si aggirasse un fantasma di nome Generoso. Le cronache del Cinquecento fanno risalire la fondazione della prima torre (detta “del Cassero”) all’VIII secolo, ma le origini della costruzione sono da ricercarsi molto prima, addirittura nel Duecento. E' da questo periodo che la storia del castello e del borgo si intreccia con quella dell’aristocratica famiglia dei Monaldeschi della Cervara. Proprio Sforza Monaldeschi della Cervara, noto uomo d’armi, trasformò l’antica struttura fortificata in una raffinata residenza di campagna, su modello rinascimentale.
Oggi all’interno del Castello si possono ammirare i lunghi corridoi finemente decorati con affreschi e busti marmorei. In origine, per dare splendore all’edificio, furono coinvolti lo sculture e architetto Ippolito Scalza e il pittore Cesare Nebbia. I Monaldeschi conservarono la proprietà del Catello di Torre Alfina fino alla metà del XVII secolo, poi l’intera costruzione passò alla famiglia Bourbon del Monte. Nel 1880 Guido Bourbon del Monte la vendette a Edoardo Cahen, banchiere di Anversa, che, complice l’architetto senese Giuseppe Partini, restaurò a fondo il Palazzo. In seguito Teofilo Rodolfo, figlio di Cahen, terminò i lavori intrapresi dal padre, avvalendosi dell’ausilio dell’artista romano Pietro Ridolfi e, per gli eleganti pannelli delle porte, dell’ebanista senese Tito Corsini. All'interno del Castello si possono ammirare anche l'antica cucina e lo studiolo con la libreria di Cahen, nonché la carrozza su cui il marchese amava spostarsi in paese. Una chicca per i golosi: Torre Alfina vanta un’antica tradizione del gelato artigianale. Pensate che la gelateria Sarchioni risale al 1850.
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