Ucraina, Parolin: «Bisogna riprendere il dialogo e la Chiesa può aiutare: c'è ancora spazio per la pace»

Il segretario di Stato del Vaticano: "Tutti ci auguriamo che la Russia interrompa l'attacco militare e torni a negoziare"

Ucraina, Parolin: «Bisogna riprendere il dialogo e la Chiesa può aiutare: c'è ancora spazio per la pace»
Ucraina, Parolin: «Bisogna riprendere il dialogo e la Chiesa può aiutare: c'è ancora spazio per la pace»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 28 Febbraio 2022, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:44

L'ora è buia e le parole del cardinale Pietro Parolin rispecchiano il momento. Aleggia lo spettro della terza guerra mondiale e in Vaticano si stanno moltiplicando gli sforzi per impedire l'irreparabile, evitando il punto di non ritorno. «Desidero ricordare Pio XII il 24 agosto 1939, quando pochi giorni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, disse: Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo».

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Ieri il Papa, dalla finestra del palazzo apostolico, ha chiesto l'apertura di corridoi umanitari ma senza mai pronunciare la parola Russia, segno che il ruolo di facilitatore che si è ritagliato in questi giorni prosegue dietro le quinte. Il Segretario di Stato in una intervista ai principali quotidiani italiani conferma l'esistenza di spiragli da sfruttare per il cessate il fuoco e da lì ripartire per far riprendere la via del negoziato alle parti.
Due giorni fa, mentre la Russia attaccava l'Ucraina, lei ha detto che vi è ancora spazio per una via negoziale. Francesco sta facilitando questa strada ma, alla luce degli sviluppi, quanto è impervia?
«La guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina speravamo non accadesse; eppure resto convinto che ci sia ancora e sempre spazio per il negoziato. Non è mai troppo tardi! Perché l'unico modo ragionevole e costruttivo per risolvere le divergenze è il dialogo. In questi anni abbiamo seguito costantemente, discretamente e con grande attenzione le vicende dell'Ucraina, offerto la disponibilità a facilitare il dialogo con Mosca, e anche anche ora insistiamo perchè si riprenda questo cammino. Reitero l'invito che Papa Francesco ha fatto durante la sua visita all'Ambasciata russa presso la Santa Sede, a fermare i combattimenti e tornare al negoziato. Occorre innanzitutto interrompere subito l'attacco militare. Le tragiche conseguenze sono sotto i nostri occhi».
Torniamo alle ultime notizie: sanzioni pesantissime per la Russia, Putin che ha messo in allerta il sistema difensivo nucleare, domani (oggi per chi legge nrd) però ci saranno dei primi colloqui a Gomel, in Bielorussia. Non è proprio un bel quadro quello che il mondo ha davanti: che margini di riuscita lei intravede?
«La considerazione che mi viene da fare è che ancora una volta la comunicazione e l'ascolto reciproci per conoscere a fondo e comprendere le ragioni altrui sono elementi necessari. Quando si smette di comunicare e di ascoltarsi sinceramente, si guarda all'altro con sospetto e si finisce per scambiarsi solo accuse reciproche».
Un tema toccato anche dal Papa all'Angelus quando ha detto che un problema centrale resta la comunicazione, che a volte veicola rabbia e aggressivita, alimentano notizie false e approfittano delle paure collettive per propagare idee distorte...
«Se analizziamo bene vediamo che gli sviluppi degli ultimi anni e, in particolare, degli ultimi mesi non hanno fatto altro che alimentare la sordità reciproca portando al conflitto aperto. Le aspirazioni di ogni Paese e la loro legittimità devono essere oggetto di una riflessione comune, in un contesto più ampio e, soprattutto, tenendo conto delle scelte dei cittadini stessi e nel rispetto del diritto internazionale. E la storia non manca di offrire esempi che confermano che ciò è possibile».
Colpisce che a combattersi siano due nazioni cristiane. Francesco ha definito «triste» la guerra tra cristiani, ma persino all'interno di Russia e Ucraina ci sono fortissime tensioni tra le Chiese.
«Nella storia della Chiesa, purtroppo, i particolarismi non sono mai mancati. Ci sono state penose divisioni, come testimonia San Paolo, il quale esortava ad andare avanti, a superare i contrasti. Oggi vi sono segni incoraggianti, penso agli appelli firmati dai Capi delle Chiese Ortodosse che hanno manifestato disponibilità a mettere da parte il ricordo delle ferite reciproche e a lavorare insieme per la pace. Tutti sono molto preoccupati per la situazione e, al di là di ogni altra considerazione, affermano che i valori della pace e della vita umana sono al centro delle Chiese. Ognuno è consapevole che la religione svolge un ruolo fondamentale per evitare che la situazione precipiti».
Stiamo vivendo l'inizio di una nuova guerra fredda. Vede il rischio che il conflitto si estenda altrove?
«Non oso nemmeno pensarlo.

Sarebbe una catastrofe di proporzioni gigantesche, anche se, purtroppo, non è un'eventualità da escludere del tutto. Ho visto che in alcune dichiarazioni di questi giorni sono stati evocati gli incidenti che hanno preceduto e provocato la Seconda Guerra Mondiale. Sono riferimenti che fanno rabbrividire. Bisogna, quindi, evitare ogni escalation, fermare la guerra e trattare. Anche l'eventuale ritorno a una nuova guerra fredda con due blocchi contrapposti è uno scenario davvero inquietante. Va esattamente al contrario di quella cultura della fraternità che Papa Francesco propone come unico cammino per costruire un mondo giusto, solidale e pacifico».

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