Ucraina, Papa Francesco: «Pace minacciata da interessi di parte. Il 2 marzo giorno di digiuno»

Ucraina, Papa, «Pace minacciata da interessi di parte. Il 2 marzo giorno di digiuno per la pace»
Ucraina, Papa, «Pace minacciata da interessi di parte. Il 2 marzo giorno di digiuno per la pace»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 17:01

Città del Vaticano – La voce del Papa stamattina era un soffio. «Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina. Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte». L'udienza del mercoledì, nell'Aula Paolo VI, è stata segnata da un annuncio importante: per la prossima settimana è stata indetta una giornata di preghiera speciale per l'Ucraina. Coincide con il giorno del Mercoledì delle ceneri, che segna il primo giorno di penitenza quaresimale.

Papa Francesco, in questo frangente, non può fare altro, è come se stesse camminando sulle uova, da una parte stretto da vincoli di amicizia con la Chiesa ortodossa di Mosca, fortemente nazionalista e legata a doppio filo al Cremlino; dall'altra fraternamente vicino alla Chiesa greco cattolica di Kiev (in rotta di collisione con la chiesa ortodossa di Mosca).

In mezzo c'è uno spazio che si sta facendo sempre più angusto e tossico anche per colpa del conflitto sotterraneo in campo religioso, sfociato nello scisma della chiesa ortodossa di Kiev quattro anni fa, quando il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha concesso l’autocefalia alla Chiesa ucraina, riconoscendo cioè il nuovo Patriarcato di Kiev che si è staccato dal Patriarcato di Mosca. Una frattura che ha lasciato i segni. Papa Francesco con fatica si sta confrontando con questo ginepraio di situazioni. Dietro l'appello accorato che stamattina ha rivolto al mondo politico vi si poteva ascoltare l'eco di queste complicazioni religiose. 

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L'appello del Papa

Non è un caso se l'agenzia russa Interfax ha rimarcato l'azione negativa di Kiev in campo religioso, affermando che il governo di Kiev continua a mettere i bastoni tra le ruote del clero della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin solo due giorni fa affermava: «Kiev sta continuando a preparare un giro di vite sulla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Le autorità ucraine hanno cinicamente trasformato la tragedia della scissione della chiesa in uno strumento di politica statale. L'attuale leadership del paese non risponde alle richieste dei cittadini ucraini di abrogare le leggi che violano i diritti dei credenti». Insomma, ogni argomento in questo momento ormai è buono per essere pretesto per alimentare ulteriori conflitti.

Da qui l'appello di Papa Francesco. «Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale. E ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una Giornata di digiuno per la pace». 

Nello stesso tempo però Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha inviato un messaggio dirompente ai fedeli ucraini mettendo in chiaro che il riconoscimento da parte della Federazione Russa delle auto-proclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk «rappresenta una seria sfida e minaccia all’intera comunità internazionale e al diritto internazionale che gravemente danneggiata la logica stessa delle relazioni tra gli Stati». Di conseguenza «consideriamo la difesa della nostra terra natale, della nostra memoria e della nostra speranza, del nostro diritto di esistere concesso da Dio, come una responsabilità personale e un sacro dovere dei cittadini ucraini. Difendere la nostra Patria è un nostro diritto naturale e il nostro dovere civico. Siamo forti quando stiamo insieme. Ora è arrivato il momento di unire i nostri sforzi per difendere l'indipendenza, l'integrità territoriale e la sovranità dello Stato ucraino. È dovere e responsabilità di tutta l'umanità impegnarsi oggi a prevenire la guerra e a proteggere una pace giusta».

Shevchuk ha chiarito che Putin ha rotto il processo di pace e mandato all'aria gli accordi di Minsk: «ha distrutto le basi del lungo processo di ripristino della pace in Ucraina, ha creato il presupposto per una nuova ondata di aggressione armata contro il nostro Stato ed ha aperto le porte a un'operazione militare su vasta scala contro il popolo ucraino». Insomma, una chiamata (quasi una benedizione) a difendere il territorio. 

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