Il Papa nei panni del 'facilitatore' a sorpresa all'ambasciata russa «Preoccupazione per piccoli e malati»

Il Papa nei panni del 'facilitatore' a sorpresa all'ambasciata russa «Preoccupazione per piccoli e malati»
di Franca Giansoldati
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Sabato 26 Febbraio 2022, 10:54

Città del Vaticano - Una rapida sequenza di eventi porta a pensare che Papa Francesco possa ritagliarsi il ruolo di facilitatore tra Russia e Ucraina, facendo leva sul mutuo terreno cristiano. Nessuno parla di mediazione vaticana, non ci sono tecnicamente le condizioni, tuttavia se dovesse servire Papa Bergoglio ha messo a disposizione il suo peso e la sua autorevolezza per trasferire messaggi, facendoli giungere correttamente alle parti in guerra, forte del buon rapporto personale con tutti gli attori coinvolti nella crisi, da Biden a Zelensky per arrivare a Putin, con il quale ha avuto un lungo colloquio telefonico il 17 dicembre scorso, ufficialmente per gli auguri di compleanno ma sullo sfondo c'era sempre l'Ucraina.


Con l'evidente intento di sbloccare la crisi mondiale più pericolosa degli ultimi decenni, ieri mattina Francesco non ha esitato a fare visita all'ambasciatore russo presso la Santa Sede, Alexander Avdeev, una figura molto legata a Putin che ha svolto anche le funzioni di ministro (della cultura, fino al 2012).

Una utilitaria bianca con a bordo il Papa è entrata in uno dei palazzi di via della Conciliazione dove ha sede l'ambasciata russa. Proprio sulle colonne del Messaggero, Avdeev, in un'intervista rilasciata alla vigilia di Natale, misurava il peso di Francesco riconoscendogli meriti «per rafforzare i valori morali delle relazioni» e per non aver fatto mancare aiuto umanitario alle regioni di Donbass e Lugansk. Avdeev, alla agenzia Ria Novosti, ieri, ha riassunto il lungo colloquio avuto con Bergoglio. «Ha esortato a prendersi cura dei bambini, dei malati e dei sofferenti, delle persone. Secondo lui, questo è il principale obiettivo cristiano».


La mossa politica di Francesco di recarsi nella sede diplomatica russa è assolutamente inedita e si colloca al di fuori del protocollo. Non si era mai visto un pontefice, nel mezzo di un conflitto, bussare alla porta di uno dei paesi in guerra per farsi ricevere dall'ambasciatore e implorare aiuto umanitario. Il gesto plateale rompe quella linea di equidistanza finora mantenuta e al contempo sembra offrire una sponda al presidente Putin, ormai additato come un «paria sulla scena internazionale» (le parole sono del presidente Biden). Papa Francesco non è nuovo a mosse tattiche: una cosa simile era accaduta con Maduro, ricevuto per ben due volte (sortendo però scarsi risultati) e, successivamente, ospitando per tre giorni a Santa Marta i leader in lotta del Sud Sudan. Di quel momento resta una immagine iconica: il Papa in ginocchio mentre bacia le scarpe a uno di questi signori della guerra. Più tardi Francesco spiegherà che la pace è talmente preziosa da non conoscere confini di protocollo.

Domani Papa Francesco avrebbe dovuto essere a Firenze con i sindaci e i vescovi del Mediterraneo ma per seguire meglio la crisi dell'Ucraina ha deciso di non spostarsi da Santa Marta sacrificando la trasferta. Ad indurlo a modificare i suoi programmi è stato anche l'aggravarsi del dolore insopportabile al ginocchio. Ultimamente questo malessere lo costringe a ricevere le persone da seduto e a non stare troppo in piedi. Persino la processione del 2 marzo di inizio quaresima è saltata. Resta però in piedi la grande preghiera per la pace in Ucraina che ha rivolto a credenti e non credenti. Il primo applauso per aver incontrato l'ambasciatore russo è arrivata da Kiev, dall'arcivescovo greco-cattolico Sviatoslav Shevchuk che spera che l'iniziativa sia «una ulteriore spinta perché il dialogo prevalga sulla forza». Insomma, qualcosa sembra davvero muoversi.

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