A San Pietro il primo sit-in di protesta delle vittime italiane di pedofilia

A San Pietro il primo sit-in di protesta delle vittime italiane della pedofilia
A San Pietro il primo sit-in di protesta delle vittime italiane della pedofilia
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 3 Ottobre 2018, 19:39 - Ultimo aggiornamento: 22:27
 Città del Vaticano - Hanno potuto manifestare solo nei Giardini di Castel Sant'Angelo e non in piazza San Pietro. «Basta false promesse sulla tolleranza zero. Stop agli abusi dei preti» chiedevano a gran voce una cinquantina di vittime italiane della pedofilia del clero. Il sit in è stato promosso dall’associazione internazionale di vittime «Eca Ending Clergy Abuse» a cui è associata la onlus italiana Rete l’Abuso. Molte delle vittime che hanno inscenato la protesta con striscioni e foto dei preti abusatori sono ex alunni dell’istituto per sordomuti Antonio Provolo di Verona. Chiedono risarcimenti per le violenze che hanno subito. E' la prima manifestazione di vittime italiane.

A Castel Sant’Angelo c’erano anche Alessandro Battaglia, la vittima di don Mauro Galli, il sacerdote della diocesi di Milano condannato il 20 settembre scorso a 6 anni e 4 mesi e, Arturo Borrelli, vittima
del sacerdote della diocesi di Napoli, don Silverio Mura. Battaglia indossava una t-shirt con la scritta Abusato da don Mauro Galli a quindici anni e ha parlato abbracciato alla madre che a sua volta si è mostrata con indosso la scritta: Mamma cattolica di una vittima di un prete.

Le vittime chiedono al Papa di applicare la tolleranza zero. «Io sono stato abusato nel 2011 a 15 anni nella parrocchia di Rozzano. Il prete in questione subito dopo essere stato denunciato dalla mia famiglia, due giorni dopo, è stato spostato dal vicario di zona che era il suo responsabile, monsignor Mario Delpini, ancora a contatto con i bambini a 20 km di distanza nella parrocchia di Legnano. Ora don Mauro Galli è stato condannato con una sentenza a suo modo storica, è un primo passo anche per quanto riguarda la magistratura. Ma mons. Delpini è  stato promosso arcivescovo dal Papa e adesso è qua al Sinodo dei giovani nominato come relatore».

Una storia simile accomuna il caso della diocesi di Napoli. La vittima è un uomo che venne abusato quando aveva 13 anni da  don Silverio Mura che il cardinale Sepe ha poi spostato al Nord in un paesino in montagna a 800 km da Napoli a insegnare Catechismo sotto falso nome. «E’ stato chiaramente protetto dai vertici».

Ai giardini di Castel Sant’Angelo anche la testimonianza di
Giuseppe Consiglio, sordomuto, ex alunno dell’Istituto Fortunata
Gresner di Verona collegato con il Provolo. «Sono stato abusato
nel ’94 quando frequentavo l’istituto. Le suore mi portavano
nella chiesa di Santa Maria del Pianto e mi lasciavano solo con
don Michele Agostino che mi ha violentato ripetutamente. E’
stato molto difficile per me poter denunciare quello che mi
facevano perchè non parlavo e non sapevo ancora nemmeno la
lingua dei segni. Questo prete non è tato condannato e vive
ancora dentro l’istituto Provolo». 
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