Il cardinale Pell rende omaggio a Trump: grazie a lui la causa cristiana si è rafforzata

Il cardinale Pell rende omaggio a Trump: grazie a lui la causa cristiana si è rafforzata
Il cardinale Pell rende omaggio a Trump: grazie a lui la causa cristiana si è rafforzata
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 16 Dicembre 2020, 20:19 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 10:06

Città del Vaticano - Ha pochi dubbi il cardinale George Pell su Donald Trump: «egli ha dato un contributo positivo alla causa cristiana». L'ex prefetto della Segreteria vaticana per l'Economia, nel corso di una conferenza stampa online sui suoi diari dal carcere  si rivela un estimatore della politica dell'ultimo presidente americano che Papa Francesco ha più volte criticato per certe decisioni «non da cristiano». 

Pell ha raccontato che all'inizio osservava Trump con una certa diffidenza. «E' un tipo controverso e ho pure pensato che fosse un po' barbaro» ma poi «ha fatto alcune fantastiche nomine alla Corte suprema e non solo lì.

E' certamente un presidente non usuale. Lo definisco insolito perché ha mantenuto molte promesse». Pell passa poi a elencare i punti a favore. Tanto per cominciare «non è entrato in nessuna guerra e l'economia è andata avanti». All'indirizzo di Biden Pell invia i suoi auguri «sebbene penso che il futuro sia imprevedibile e interessante».

«Trump era uno che mandava gli auguri per Natale, ha partecipato alla marcia per la vita e io gli sono grato per questo, non voglio partecipare al danneggiamento della sua memoria. In democrazia i cristiani hanno il diritto di combattere per mantenere i valori cristiani specie quando nella sfera pubblica iniziano a sparire nozioni come la verità e la ragione. Penso che Trump abbia dato un contributo positivo alla causa cristiana. In altre aree non sono sicuro sia stato sufficientemente rispettoso del processo politico». Tra i punti a sfavore, invece, l'aver « indebolito la fiducia nelle istituzioni».

Pell racconta le difficoltà incontrate in Vaticano, quando era a capo del dicastero della economia. «Combattere per riformare le finanze vaticane è molto arduo ed estenuante. Posso dire che, paradossalmente, quando mi sono trovato con le accuse addosso mi sentivo molto meglio di quando ero a Roma a combattere senza troppo successo sul fronte finanziario». Le accuse cui fa riferimento sono quelle di pedofilia, reato per il quale è finito in carcere in Australia per poi essere scagionato completamente dall'Alta Corte dopo avere trascorso 400 giorni in isolamento.

Il cardinale è sicuro che aver avviato in Vaticano la riforma delle finanze sia stata una cosa positiva che - successivamente - ha fatto progressi. «La vertità è venuta fuori su diverse questioni, e ne sono felice, posso dire che in quei giorni lavorare a Roma era molto difficile».

Infine una amara riflessione nei confronti di coloro che, secondo il cardinale Pell, avrebbero complottato contro di lui per farlo cadere. Tuttavia nella sua conferenza stampa non ha fatto nomi e non ha accennato a nessuno in particolare, benchè il porporato rimanga della sua idea: «che c'erano persone che desideravano farmi cadere. Oggi prego per tutti loro». 

A suo parere ci sarebbero indizi ma non la prova che da Roma siano partiti soldi per pilotare il processo per pedofilia che si è celebrato in Australia a suo carico. Il porporato australiano nella conferenza stampa online sui suoi diari dal carcere, "Prison Journal", edito dalla casa editrice statunitense Ignatius Press si è sbilanciato fino a dire che lui stesso è certo di questo complotto.  «Io stesso sono piuttosto sicuro che i soldi siano andati da Roma in Australia in quel tempo, ma non ho le prove di dove sono finiti» ha detto Pell, citando anche la testimonianza di «uno dei monsignori accusati secondo i giornali italiani».

 Pell ha anche criticato la Polizia dello Stato di Victoria, in Australia, che ha condotto le indagini che lo hanno portato a processo: «la procura non ha consentito ai giudici di condurre le indagini, che sono state fatte dalla Polizia». A questo ha aggiunto che c'è la voce insistente che «la Polizia avrebbe pagato le indagini e non l'ufficio della Procura: ma non so se è vero». 

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