Città del Vaticano - La morte ai tempi del coronavirus è qualcosa di immensamente crudele. Perchè ormai in alcuni ospedali si muore senza che nessuno dei parenti possa entrare in reparto per tenere la mano, accarezzare il volto della mamma, del babbo o di un fratello sfiniti dalla malattia e prossimi ad andarsene per sempre. «I familiari dei defunti mi chiamano, io metto il cellulare sulle salme dei loro cari e preghiamo insieme». Un prete bergamasco, padre Aquilino Apassiti, 84 anni, missionario rientrato dal Brasile e chiamato ora a dare conforto ai parenti delle vittime nell'ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, intervistato da a InBlu Radio, racconta scene strazianti.
Il suo aiuto spirituale alla gente avviene con tutte le precauzioni del caso, tenendo conto delle rigide misure di sicurezza e del rischio del contagio. «L'altro giorno - racconta il frate - una signora, non potendo più salutare il marito defunto, mi ha chiesto di fare questo gesto. Ho benedetto la salma del marito, fatto una preghiera e poi ci siamo messi entrambi a piangere per telefono. Si vive il dolore nel dolore, è un momento di grande prova».
Coronavirus, morire soli, prete di Bergamo mette telefono sulla salma e prega con i parenti a casa

di Franca Giansoldati
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Mercoledì 18 Marzo 2020, 16:41 - Ultimo aggiornamento: 17:07
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