La donna presidente che sfida Xi, denuncia le persecuzioni in Cina e avverte il Papa a non abbandonare Taiwan

La donna presidente che sfida Xi, denuncia le persecuzioni in Cina e avverte il Papa a non abbandonare Taiwan
di Franca Giansoldati
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Giovedì 23 Gennaio 2020, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 13:41

Città del Vaticano – Non ci sono solo le proteste a Hong Kong e le notizie sulla persecuzione dei cristiani che, in Cina, non aderiscono ai programmi socialisti del governo di Pechino. L'ultimo ad intervenire è stato l'anziano (ma lucidissimo) cardinale Zen ze-Kiun che ha mandato una lettera a tutti i cardinali. Stavolta a dare filo da torcere a Papa Francesco affinchè prenda una posizione chiara e netta contro Pechino è stata la neo ri-eletta presidentessa di Taiwan, Tsai Ing-wen che - con coraggio - ha preso carta e penna per scrivere al pontefice e raccontargli di come stanno le cose, lamentandosi per la persecuzione religiosa che minaccia i principi di democrazia e libertà.

 Naturalmente la lettera di Tsai Ing-wen non è del tutto disinteressata, visto che Taiwan è considerata dalla Cina un'isola ribelle, attualmente sotto l'ombrello americano, dai tempi della presa di potere di Mao Tse Tung. Attualmente l'isola di Formosa ha rapporti diplomatici solo con una decina di minuscoli paesi in tutto il mondo, il più importante e influente dei quali è la Santa Sede. Se anche il Vaticano, così come hanno fatto in questi ultimi anni diverse nazioni dovesse  rompere le relazioni diplomatiche sotto la pressione della potenza cinese, per Taiwan potrebbe essere l'inizio del declino della propria autonomia politica. L'ultimo paese che a settembre ha salutato Taiwan è stata la Repubblica delle Isole Salomone, dopo il Burkina Faso, Panama, la Repubblica Dominicana, il Salvador, Sao Tomé.

La lettera della presidentessa di Taiwan al Papa ha come evidente scopo quello di sollecitare il pontefice non cedere alle pressioni cinesi e non capitolare. La preoccupazione che la Santa Sede possa togliere la nunziatura a Taipei (come vorrebbe la Cina) o abbassasse il rango dell'ambasciata a presenza simbolica è palpabile da tempo tra i politici taiwanese. L'ultimo dei quali, il vice presidente, era arrivato in Vaticano ad ottobre ed era stato salutato da Papa Francesco a margine di una cerimonia di canonizzazione. Un rapidissimo scambio di battute, il tempo di scattare una photo opportunity che poi il Vaticano ha persino dovuto fare sparire dal sito dell'Osservatore Romano (nella sezione fotografica) per non irritare Pechino, visto che quelle immagini erano piuttosto indigeste per il presidente Xi, il quale ha firmato con Papa Francesco un accordo ad experimentum per la normalizzazione dei rapporti religiosi e la composizione dell'annosa questione delle nomine dei vescovi. L'obiettivo è quello di riunire la Chiesa cinese: da una parte i cattolici fedeli al Papa e dall'altra quelli fedeli al partito e all'Associazione Patriottica. L'accordo firmato dal Vaticano dovrebbe sanare questa brutta spaccatura ma la situazione non è omogenea, il cammino è complicato e le incognite sono sempre dietro ogni angolo. 


La presidente di Taiwan Tsai nella sua lettera ha elencato tutte le azioni cinesi che costituiscono degli abusi al diritto alla libertà religiosa, incluse le manovre militari e la repressione ad Hong Kong che va avanti da ormai un anno. 

«Il principale punto è che la Cina porta avanti il suo disegno di controllo anche su Taiwan. Sono continue le minacce alla nostra democrazia e ai diritti umani, compreso i ciberattacchi ai quali siamo sottoposti». 


 

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